Nel 1985 il giornalista Giancarlo Siani (Libero De Rienzo) viene assassinato con dieci colpi di pistola, un’esecuzione di stampo camorristico, che colpisce per la prima volta il mondo del giornalismo. Siani aveva solo 26 anni non era ancora un giornalista, era un praticante presso Il Mattino di Napoli, un abusivo come scherzosamente amava definirsi, ma conosceva bene il suo lavoro, era un giornalista di quelli a cui piace scavare bene ed in profondità, di quelli che più scavano e più hanno voglia di scavare, incapaci di fermarsi a riflettere sui rischi che si corrono a rimestare troppo nel torbido.
Assistiamo agli ultimi quattro mesi della sua vita, nel periodo in cui dal Vomero, il suo quartiere, quotidianamente visita il regno del boss Valentino Gionta, il famigerato quartiere di Torre Annunziata, qui Siani chiedeva, si informava, faceva domande, troppe, e si muoveva in cerca di risposte tra loschi interessi legati al dopo terremoto, interessi in cui sguazzavano politicanti corrotti e camorristi, contro i quali combattevano forze dell’ordine impotenti.
Potremo anche chiuderla qui, questo film come La siciliana ribelle di Marco Amenta hanno un’importanza che esula dal semplice prodotto cinematografico e artistico, sono film essenziali che servono a capire una realtà e a conoscere persone che nel loro piccolo hanno cercato di combattere l’omertà, l’illegalità ed il potere corrotto con i pochi mezzi a loro disposizione, nel caso di Giancarlo Siani armato solo di una penna ed un bisogno impellente di verità.
Marco Risi negli anni ha saputo raccontarci di un’Italia torbida, inesorabilmente schiava di stessa, e della propria corruzione, ma anche pregna di moralità e coraggio civico, Il muro di gomma è stato almeno per il sottoscritto la scoperta dell’ineluttabilità degli eventi e della forza devastante delle menzogne, così come Il branco o Mery per sempre testimoniavano una realtà che raccontava una raccapricciante e desolante provincia italiana fatta di violenza e degradazione.
Di questa pasta è fatto anche Fortàpasc, l’ennesima lucida ed efficace testimonianza, ben girata e documentata, dell’ennesimo tragico episodio nero della storia italiana che si fa cronaca per poi perdersi nell’indifferenza e nel baillame del quotidiano. Quindi per stavolta il lato tecnico e la recitazione che ci hanno comunque convinto le lasciamo da parte e consigliamo vivamente di guardare questo film che racconta un profondo bisogno di memoria collettiva.