Se per chi cerca leggerezza c’è Una Poltrona Per Due di John Landis, Regalo Di Natale di Pupi Avati è il film per chi vuole farsi divorare. Era il 1986, nessuna pandemia ci costringeva alla reclusione e le festività ricorrevano tranquille e con lo spirito di chi voleva distendere i nervi dopo un anno di lavoro. Eppure Regalo Di Natale di Pupi Avati è quel film che ti ipnotizza.
Sei in quella stanza con quei 5 individui che sono lì per rovinarsi, per rovinare e con la presunzione di uscirne vincitori. Ciò che è chiaro è che le redini del film sono trainate dal triumvirato Abatantuono-Haber-Delle Piane, un cerbero emozionale che ti inghiottisce, che ti fa desiderare la catastrofe.
Colpisce il modo in cui il cattolico Avati decide di mettere in scena un film anti-natalizio, dove protagonista non è l’opera di bene, non la neve che incanta i bambini né la gioia del panettone che mette d’accordo tutti (no, quello forse è il pandoro). Protagonista è la crudeltà perpetrata con una partita a poker in cui non ci sono amici, soltanto la volontà di distruggere il prossimo con ripetuti lanci sul tavolo verde.
Ecco la trama riportata da Taxi Drivers:
Vigilia di Natale, Lele, Ugo, Stefano e Franco, amici di vecchia data, decidono di nascosto delle rispettive famiglie, di riunirsi in una villa per giocare a poker. Alla partita è stato invitato un misterioso e danaroso industriale, l’avvocato Antonio Santelia. Lele è un perdente nato; Ugo, separato da una moglie che non vede mai, così come i quattro figli, è uno sfortunato venditore di articoli per la casa; Stefano è un istruttore di ginnastica in sospetto di omosessualità; Franco è oppresso dai creditori. Si cominciano subito a giocare forti somme: immediatamente si delineano i due veri antagonisti, l’avvocato Santelia e Franco.
Con il pretesto della partita a poker lo spettatore diventa testimone di quel gioco di sguardi, di quelle frecciatine e quelle occhiate feroci. Una gentilezza che si perde quando i protagonisti iniziano a manifestare i primi segni della stanchezza e dell’impazienza. Un finale a sorpresa dà il senso al titolo del film, ma noi saremo ancora in quella stanza a seguire i flashback, i dubbi e le paranoie dei giocatori. Sì, grottesco e claustrofobico, Regalo Di Natale di Pupi Avati, quest’anno, funziona come male comune per chi sente fortemente l’angoscia delle festività trascorse tra 4 mura.