Era un figlio della Chinatown di San Francisco, quartiere in qui nacque nell’anno del dragone, nel giorno del dragone e nell’ora del dragone. Nell’astrologia cinese i dragoni sono simbolo di dominio e ambizione. Dunque il suo destino era chiaramente segnato.
D’altronde, che il destino cinematografico fosse scritto nelle stelle del piccolissimo Bruce (i cui nomi cinesi erano svariati e includevano anche Xiao Long, “piccolo drago”) se ne è avuto segnale fin da subito. Il primo ruolo arrivò a soli tre mesi nel film cantonese Golden Gate Girl, una volta tornata in Cina la famiglia Bruce cominciò a recitare in molti film grazie al padre che era a sua volta attore. Ma il giovanissimo Bruce era un tipo dal carattere focoso, gli accadeva spesso di scontrarsi con le gang locali e anche con la piccola criminalità.
Oggi questa leggenda (1940-1973) rivive al Far East Film Festival con un programma di quattro titoli, i più significativi, completamente restaurati in una versione di elevata qualità in 4K, e la presenza di Sammo Hung, gigante del cinema asiatico che ha lavorato sia con lui che con Jackie Chan. All’omaggio si aggiunge l’annuncio di poco tempo fa dell’inizio della produzione di un film biografico fortemente voluto dalla figlia Shannon, che aveva solo quattro anni quando il padre morì.
A Udine si vedranno quattro film che hanno segnato la carriera di Bruce Lee dall’exploit de Il furore della Cina colpisce ancora al postumo L’ultimo combattimento di Chen, che nonostante fosse un film costruito a tavolino sulle poche scene già girate da Lee finì per diventare la fonte principali dell’iconografia del divo di Hong Kong grazie alla celeberrima tuta gialla celebrata infinite volte, una su tutte dalla Sposa di Tarantino inKill Bill.