Siamo ormai vicinissimi all’edizione numero 8 del Festival del Cinema di Roma. Una kermesse che ha vissuto nella sua breve storia già numerosi fasti e tre ere politiche. Periodi diversi che ne hanno condizionato l’andamento e la direzione artistica, lasciando spesso e volentieri i visitatori piacevolmente sorpresi o sbigottiti. C’è chi ritiene che il Festival di Roma sia in caduta libera e che invece ha trovato nel suo direttore artistico Marco Müller, tornato in carica durante la scorsa edizione, il suo salvatore.
L’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma apre con un budget di 10 milioni e mezzo e si configurerà come un banco di prova per i vertici della Fondazione e non solo. Già lo scorso anno, al termine della settima edizione, la prima diretta da Marco Müller, i biglietti venduti erano in calo, anche se l’attenzione mediatica e il pubblico straniero erano in lieve aumento.
Cifre
L’arte vive di numeri, ragion per cui non rimane che analizzare il passato e il presente sotto questa ottica.
Il calo dei biglietti è stato del 15% rispetto all’anno precedente. Motivazioni addotte riguardano la crisi dell’economia, delle sale (-12% in Italia) e lo spostamento a metà novembre, senza il ponte di Ognissanti. Gli accrediti tuttavia sono aumentati: più giornalisti (+17%) e più giornalisti stranieri (+50%); tanti gli studenti, con accrediti culturali, per gli universitari, raddoppiati. Ma questo basta per avere un bilancio positivo? Secondo la triade Müller (direttore), Lamberto Mancini (presidente della Fondazione Cinema) e Paolo Ferrari (presidente del Festival), questi numeri possono rendere felice chi vuole bene alla rassegna romana.