Guardi il Pinocchio di Matteo Garrone e ti ritrovi nella stessa lavatrice di pensieri che ti hanno assalito quando hai cercato informazioni sul Dracula di Netflix: un pubblico mai contento e pieno di pancia, pronto a gettare fango su un’opera oggettivamente buona, ma niente appaga quando l’adagio dei Coppola-friendly che in quel contesto si erano scoperti esperti di Bram Stoker, filologi e sceneggiatori incompresi. Cattiveria, forse, o semplicemente quello strano morbo che ti piglia quando sei iscritto a un social: fare polemica sempre e comunque, anche quando si tratta di parlare di bicchieri d’acqua.
Quando è uscito il Pinocchio di Matteo Garrone è accaduta la stessa cosa: “L’unico Pinocchio che riconosco è quello di Comencini”. Bellissimo, meraviglioso, ma chi scriveva questo non aveva ancora visto il nuovo film. Il pregiudizio è ciò che ha sempre ingannato l’uomo, lo ha reso incapace di godere una novità, di accettare la bellezza oggettiva delle cose. Perché sì, Pinocchio di Matteo Garrone è un film ben fatto, è una versione al passo coi tempi, è curato nel dettaglio e sono davvero pochi i punti a sfavore.
Probabilmente troppo artificiose le location, probabilmente troppi effetti speciali che accostano una fiaba tutta italiana alle dinamiche dei kolossal americani, o probabilmente quella lumaca che vive con la Fata Turchina perde così tante bave da darci la nausea. No, probabilmente la scelta di Matteo Garrone di riprendere esattamente la storia a puntate firmata da Carlo Collodi non è piaciuta. Un tempo si diceva: “È meglio il libro”, ora se ti attieni al testo originale crei il malcontento.
Forse non piace l’idea che tutti gli italiani conoscano a memoria la storia di Pinocchio, per colpa di quell’orribile trasposizione che Walt Disney fece nel 1940, ma a noi bambini piacque tanto e va bene così.
In sostanza, ci è capitato di vedere un film di cui conoscevamo già la trama, il finale e la morale. Eppure il Pinocchio di Matteo Garrone è riuscito a dare dignità ad una fiaba che ci appartiene e lo ha fatto con rispetto. Roberto Benigni è un bravo attore, perché negarlo? Gigi Proietti ha dato grande prova di sé, perché negarlo? Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo hanno interpretato con grande comicità e talento un ruolo che nella versione di Comencini era stato affidato a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, perché negarlo?
Questo è il Pinocchio di Matteo Garrone: un film colpevole di essere uscito nell’epoca in cui tutti devono per forza odiare e macchiarsi di cattiveria.