Il celebre termine “dolce vita”, conosciuto anche oltreoceano, fa riferimento a quel periodo storico dell’Italia repubblicana a cavallo fra gli anni 50’ e 60’ nella capitale del Paese.
In quel decennio, Roma è una città che è appena emersa dalle sofferenze del dopoguerra e che partecipa al boom economico affacciandosi alla vita mondana con rinnovato entusiasmo. Cinecittà pullula di produzioni cinematografiche soprattutto statunitensi, per i costi più bassi rispetto alla tradizionale Hollywood, spingendo le principali major cinematografiche americane a realizzare film nel Belpaese per poi ridistribuirli in tutto il mondo.
Le icone di quella magnifica stagione furono soprattutto i paparazzi che, dopo l’uscita del film di Federico Fellini che diede il nome ad un’epoca, La dolce vita appunto, si scatenarono a caccia dei divi americani. I loro nomi sono ormai leggenda: Tazio Secchiaroli, Guglielmo Coluzzi, Velio Cioni, Elio Sorci, Fausto battelli, Sergio Spinelli e tantissimi altri. Il locale simbolo della dolce vita fu il Piper, in cui si mescolavano mondi prima distanti come quello artistico e quello degli intellettuali. La presenza degli alberghi lussuosi con le star e dei locali aperti fino al mattino, fece invece di Via Veneto il centro indiscusso di tutta la mondanità di quel periodo.
La data di nascita ufficiale della Dolce Vita è il 5 novembre 1958, la festa privata tenutasi al ristorante trasteverino Rugantino il 5 novembre 1958 per il compleanno della contessina Olghina de Robilant. Durante la notte, la ballerina turco-armena Aiché Nana si lanciò in un ormai mitico spogliarello che venne plurifotografato dai paparazzi che non si lasciarono sfuggire l’occasione e che fecero finire le scandalose (per l’epoca) immagini sull’Espresso.l
La storia di quell’episodio si è prestata nel tempo a numerose ricostruzioni, che ne hanno ridimensionato anche la portata simbolica. Quello che è certo è che nell’immaginario comune quella storia che diede vita ad un periodo così prolifico per il cinema italiano e al ruolo di Roma come fulcro della mondanità del periodo ormai è difficilmente cancellabile. Oggi come testimonianza di storie che sembrano provenire da un altro pianeta c’è una targa commemorativa, voluta dall’imprenditore Victor Fadlun e posta proprio nel luogo dove un tempo si trovava il ristorante Rugantino – poi McDonald’s – e ora divenuto sede di un’agenzia di una banca.