Il sergente William Montgomery (Ben Foster) soldato decorato reduce dall”Iraq, combatte quotidianamente con i sintomi di una sindrome da stress post-traumatico ed una serie di effetti collaterali dovuti ad alcune ferite riportate in azione.
Tre mesi al congedo, è quanto manca a Montgomery per decidere se tornare alla vita da civile, o proseguire il suo incarico nell’esercito prolungando il suo fermo. Ed è per quest’ultimo trimestre che il soldato viene affidato ad una sezione che ha il gravoso compito di notificare l’avvenuto decesso dei soldati alle famiglie.
Montgomery verrà affiancato al capitano Tony Stone (Woody Harrelson), ormai un veterano nell’affrontare un compito che miscela pericolosamente la freddezza della burocrazia alle emozioni, scaturite di volta in volta da familiari impreparati di fronte alla notizia della perdita di un figlio, di un marito,di un padre. Regole che cercano di codificare dolore e lutto, come in un manuale militare, sono queste regole che Stone cercherà di trasmettere al suo nuovo partner, regole da rispettare e confini da non oltrepassare.
Montgomery però sta vivendo un momento difficile, la sua fragilità messa di fronte alla forza di emozioni sconcertanti sarà difficile da controllare, quando poi nella routine dei sue soldati entrerà uua vedova di guerra, gli equilibri si faranno precari, i confini labili e il dilemma tra cosa è etico è cosa non lo è, un problema incombente.
Asciutto, efficace e a tratti struggente, c’è rabbia e rassegnazione in questo piccolo grande film che segna il debutto alla regia dello sceneggiatore di Io non sono qui Oren Moverman. Una realtà quasi sconosciuta, solo vagamente percepita quella che ci racconta Moverman, una realtà che ogni giorno porta il dolore e la disperazione nelle case di famiglie americane con familiari al fronte.
Moverman lascia che parlare sia la dolente intesità dei due protagonisti, un efficace Ben Foster e un memorabile Woody Harrelson, quest’ultimo si cimenta senza dubbio con uno dei ruoli più belli della sua carriera, ruolo che gli è valso una nomination come miglior attore non protagonista agli Oscar 2010.
Oltre le regole-The Messenger non lesina certo in dolore e lacrime, ma ha la forza e il coraggio di riportarci con in piedi per terra, di lasciarci percepire la guerra nella sua accezione meno edulcorata e mediatica, nessuna retorica patriottica o bandiere da onorare, solo il dolore che travalica la ragione e l’impossibilità fisica di contenerlo.