L’assenza di grossi film made in USA alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si farà sentire sul successo del Festival e dei suoi film?
Molti degli importanti titoli, come “The Imitation Game” della Weinstein Co., a un passo dall’Oscar, “The Equalizer” con Denzel Washington, “Gone Girl” di David Fincher e “Inherent Vice” di Paul Thomas Anderson, hanno e stanno sparando i loro colpi ai festival di Telluride, Toronto e New York.
Insomma, il potere di un Festival si misura necessariamente dalle grosse produzioni del Nord America?
Ricordiamo che Venezia negli ultimi due decenni, ha presentato le anteprime di moltissime grandi opere statunitensi, tra cui “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrick, i film premi Oscar “Brokeback Mountain” e “The Hurt Locker” , “Michael Clayton” di George Clooney e naturalmente “Gravity”, presentato l’anno scorso.
Anche con “Philomena” del 2013, presentato sempre a Venezia, la Mostra cominciava ormai a configurarsi come un trampolino di lancio per i titoli papabili contendenti agli Oscar. Quest’anno invece, nonostante i film di Peter Bogdanovich, Barry Levinson e Al Pacino, è stato “Birdman” di Alejandro González Iñárritu ad essere visto come l’unica grande premiere americana.
Certamente questa si ricorderà come un’edizione di film d’arte, sono stati infatti gli europei e i film non anglofoni, i crossover e i film di genere, ad attirare l’attenzione dei compratori a Venezia.
Tra i film che comunque stanno suscitando il maggior interesse, anche oltreoceano, a parte “Birdman”, troviamo “3 Coeurs”, di Benoit Jacquot, “99 Homes” di Ramin Bahrani, “The look of silence” di Joshua Oppenheimer e “La rancon de la gloire” di Xavier Beauvois.
Possiamo a questo punto, semplicemente affermare che una sola edizione non può certo rappresentare quello che sarà il trend del Festival veneziano.