“Stacco la chiave”. Poche parole su un bigliettino lasciato ai figli e poi via. Un volo dal terzo piano di un palazzo di Quartiere Prati, zona nel centro di Roma in cui abitava il regista Carlo Lizzani. Il cineasta, autore di alcune tra le pagine più riflessive della settima arte nel nostro Paese, se ne va così. Inevitabile il paragone con un altro regista che ha ‘scelto’ lo stesso destino e che tre anni fa si lanciò dal reparto di urologia del San Giovanni di Roma: Mario Monicelli.
Carlo Lizzani ha scritto poche righe ai suoi figli, prima del tragico tonfo. Righe non del tutto chiare. Criptiche, ma sicuramente piene di dolore. Aveva 91 anni ed era, pare, depresso da tempo e disperato per le condizioni di salute della moglie. Ma dietro una decisione del genere c’è un ‘mondo’, ed è sicuramente difficile da descriverlo dall’esterno.
Film, realtà, vita
Carlo Lizzani, nato a Roma il 3 aprile del 1922, è stato un regista, uno sceneggiatore e anche un attore. Esordì nel 1950 con il primo film diretto, “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato“. L’anno successivo uscì “Achtung“, datato 1951. Due successi che da subito contraddistinsero Lizzani dai colleghi per la sua cifra stilistica. Segui nel 1954 “Cronache di poveri amanti“, estrapolato dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, “Il processo di Verona” nel 1963, “Banditi a Milano” nel 1968, “Crazy Joe” nel 1973 e “Mussolini ultimo atto” del 1974.
Il minimo comune denominatore delle sue opere: restituire il clima vissuto nell’arco spazio-temporale di riferimento. Anche quando si parlava di un personaggio politico importante e imponente il ‘memorialista’ Lizzani non faceva a meno di mettere sotto la lente d’ingrandimento la sfera sociologia, contestualizzando sempre tutto.
E’ sempre Lizzani ad aver diretto “Storie di vita e malavita” nel 1975, “Fontamara”, tratto dall’omonimo libro di Ignazio Silone nel 1977, “La casa del tappeto giallo” (1983), “Mamma Ebe” (1985), “Caro Gorbaciov” (1988), ‘Cattiva’ (1991), “Celluloide” (1995), “Hotel Meina”(2007).
Dal 1979 al 1982 il regista romano ha anche diretto la Mostra del cinema di Venezia, rendendola grande. Se ne va un protagonista del secolo scorso.
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