Giugno del 1941, un sparuto gruppo di miltari italiani viene sbarcato su una piccola isola dell’Egeo, con il compito di occupare e presidiare il piccolo atollo, a capo del plotone italiano il tenente Montini (Claudio Bigagli) insegnante di latino e greco, nel gruppo di arruolati per forza anche il disertore Corrado Noventa (Claudio Bisio) e il sergente Lorusso (Diego Abatantuono), l’unico che sembra prendere sul serio la missione.
l’isola, all’apparenza deserta, si rivelerà dopo qualche giorno abitata solamente da donne, vecchi e bambini, tutti gli uomini sono impegnati al fronte e il gruppo di soldati si amalgamerà molto bene con i locali, cosi nasceranno amori e amicizie, tutto in una surreale e idilliaca atmosfera che farà dimenticare per molto tempo ai soldati le paure e le ansie della guerra.
Solo l’arrivo di un aereo pilotato dall’italiano Carmelo La Rosa (Antonio Catania) riporterà i soldati a contatto con la realtà, Carmelo comunica che è piu di un anno che l’alleanza anglo- americana ha firmato un armistizio con l’Italia e che particamente sono tre anni che Montini e compagni sono stati dimenticati sull’isola.
Carmelo riparte, e il gruppo si rende conto che ben presto dovrà lasciare l’isola e quel mondo ovattato e solare che li ha protetti in quei mesi, ma come è fisiologico, c’è chi non vede l’ora di tornare a casa e chi invece è convinto di averne trovata finalmente una.
Gabriele Salvatores colpisce nel segno, utilizza il racconto corale per narrarci di un italiano medio che non c’è più e sul quale ancora nel mondo si gioca allo stereotipo e un plotone di attori che il regista conosce a fondo e che utilizza al meglio.
Il film assume l’aspetto di un nostalgico amarcord, che se in alcuni momenti gioca con leziosità sulla splendida cornice, le belle donne e sui vizi italianii di sempre, riesce in più di un’occasione ad incantare per leggerezza e coinvolgimento emotivo, connubio facilitato dal palese affiatamento tra cast e regista.
Un meritato Oscar come miglior film straniero e un David di Donatello, Mediterraneo, anche soffrendo di alcune fisiologiche gigionerie, rimane un’incantevole e nostalgico ritratto degno del miglior cinema italiano che fu, e che chiude una trilogia sul viaggio e sull’amicizia inaugurata da Salvatores nel 1989 con Marrakesh Express.