Maledizione sul set: i film uccidono?

La recente scomparsa del non ancorra ventinovenne Heath Ledger ha risollevato un polverone che abbiamo già visto alto, nella storia del cinema: quello dei film maledetti. Film funestati da sciagure indicibili, e le cui riprese sono accompagnate da morti e disgrazie.

Detta così, non può che sembrare una leggenda metropolitana. Eppure effettivamente, analizzando strettamente i fatti, emerge che qualcosa è successo e succede davvero. E’ possibile infatti decorare la realtà, ma non lo è cambiare il numero di morti avvenuti nel contesto delle riprese di un film.

Il segreto per non perdere tutte le informazioni interessanti è proprio quello di non lasciarsi sommergere da superstizioni e da eventi inspiegabili, cosa che puertroppo si tende a fare con una certa facilità, considerato che le storie di fantasmi ci affascinano incredibilmente.


Il Cavaliere Oscuro conta effettivamente diverse “tacche”: la già citata morte del talentuoso Heath Ledger, l’incidente, per fortuna senza gravi conseguenze sulla sua salute, di Morgan Freeman, e i problemi con la legge del protagonista, legati a vicende familiari. E non dobbiamo tralasciare la morte del tecnico degli effetti speciali Conway Wickliffe che spinge ulteriormente questa serie di eventi verso zone statistiche sempre meno probabili.

Un bilancio non da poco, ma in fin dei conti statisticamente realistico, anche se comprendente eventi poco probabili, dato che casi come questi contribuiscono a creare la norma in quanto tale. Heath Ledger è morto per un abuso accidentale dei farmaci che gli erano stati prescritti, e questo, negli ultimi anni, è sempre più frequente. Il resto è coincidenza, ma non siamo così lontani dalla probabilità statistica

La figura di Ledger è stata immediatamente associata, fatto favorito anche dalle similitudini nel trucco, a quella di Brandon Lee e del suo Corvo: qualcuno riesce a scorgere il filo mortale che li lega, dato che Brandon Lee è morto direttamente durante una ripresa live del film. Vi ricordate la scena in cui sono tutti attorno al taovlo, e sparano a un incazzatissimo Corvo? Una delle armi non ha sparato a salve.

Già questo suona più singolare, il fatto che un’arma sfugga a un controllo di una simile importanza. Il Corvo tra l’altro è una figura suggestiva, una sorta di spettro che torna dall’al di là per vendicarsi degli uomini che hanno ucciso lui e la sua ragazza. Per questo l’associazione con la morte e con l’omicidio si fanno ancora più strette. Ma un’altra ramificazione è quella scelta per le voci di che cominciano a svilupparsi attorno alla morte di Brandon Lee: quella dell’omicidio.

Un tocco di giallo ci sta sempre bene, e Brandon Lee, come del resto il padre, il mitico Bruce Lee, sarebbe stato ucciso a causa di un complotto della malavita, che lo voleva morto a tutti i costi. Quale che sia la verità, si tratta sicuramente di una tragedia, soprattutto per i sopravvissuti: genitori, figli, parenti, fidanzate, amici e fan.

Ma il filo conduttore tra Ledger e Lee è veramente duro da vedere secondo me, considerato che oltre al fatto di essere due attori, e di essere morti giovani, hanno veramente poco in comune; e se quese due caratteristiche sono sufficienti, pensate a quale fitta rete potrebbe venirsi a creare tra attori di igni tempo e di ogni genere di film.

Ben altro impatto emtivo hanno le morti legate ai film satanici, quelli in cui sembra quasi che spettri e demoni, per qualche motivo “disturbati” o offesi dalle riprese dei vari film, intervengano sulla realtà causando morti e incidenti. Pensiamo al caso della trilogia di Poltergeist, un vero massacro.

Ci sono infatti ben quattro morti tra gli attori del cast, Dominique Dunne (Dana Freeling), Heather O’Rourke (Carol Ann Freeling), Will Simpson (Taylor, uno spirito buono) e Julian Beck (Hanry Kane, uno spirito cattivo). Furono in particolare le morti accidentali di Dunne e O’Rourke di 22 e 12 anni rispettivamente che alimentarono la voce della maledizione. O’Rourke fu la protagonista di tutti e tre i film, morendo prima dell’ uscita del terzo e ultimo, tanto che nacque anche la voce che fosse morta durante le riprese per colpa di qualche spirito particolarmente malefico.

Tuttavia la morte degli altri due attori fu tutt’altro che accidentale: gli attori erano infatti malati da tempo. Il sessantenne Julian Beck morì di tumore allo stomaco nel settembre 1985 dopo due anni di lotta valorosa contro la malattia, mentre Will Sampson, morto prematuramente a 53 anni, ci ha lasciati per problemi che si portava dietro dall’infanzia

La disgrazia, legata alla morte dei giovani, diventa maledizione con il raddoppio numerico a cui contribuiscono le morti, non meno terrbili, di Beck e Sampson. E’ quindi il numero parte essenziale di ciò che contribuisce a creare la leggenda. Sopravviveremo alle leggende metropolitane sul cinema?