Madonna al cinema: da Who’s that Girl a Filth and Wisdom

Ribadisco subito il concetto espresso nel titolo, Madonna è sempre Madonna. Preconcetti, aspettative della critica, critiche antesignane e prodromiche, tutto quello che si può di re e tutto quello che non si può dire: ma Madonna è sempre Madonna.

Quando l’ho vista per la prima volta, tanti anni fa, è stato come vedere esplodere un barboncino in un salotto francese nel settecento, con conseguente cospargimento di carni e interiora sulla padroncina e sugli ospiti. Qualcosa di irriverente, una ferita mortale ai miei pensieri e alla mia morale, ma anche qualcosa da cui non riuscivo a togliere lo sguardo.

Domani Madonna compie cinquant’anni, e la cosa non mi stupisce affatto. E’ stata in grado di compiere altre meraviglie, altri prodigi. A cinquant’anni ci arriverò anch’io, e tante persone che respirano come me e di cui ho una stima media (la peggiore).


Ma lei no, lei fa di più. Oltre i cinquant’anni, lei ci regala un film. E con il solito spirito, un pò paradossale per come si presenta lei. Madonna non ha l’apparneza di un monaco buddista, ma ne mostra la fermezza nel fregarsene delle aspettative scarse. Inutile dirlo, i critici non hanno espresso grandi auspici nei confronti della neo-opera cinematografica di Madonna.

La prima al Berlino Film Festival è stata funestata da tali, poco colorate aspettative. Per dirla tutta, la maggior parte delle persone che avevano voglia di vedere il film di Madonna, si aspettavano un fallimento, ma non un fallimento qualsiasi, un fallimento di una certa spettacolarità.

E Madonna, un pò di tensione deve averla provata. Un residuo di personale orgoglio credo impedisca di fregarsene al cento per cento di un certo tipo di giudizio, non credo la fama, il successo, i soldi, possano riuscire a rendere l’individuo immune. Forse l’ascetismo, la meditaizione, la deprivazione e le rinunce. Ma siamo fuori dal contesto Madonna.

Il fatto è che i giudizi sono dovuti rientrare nei loro “pagurici” gusci, per accogliere una potenziale regista. Filth and Wisdom, è una commedia che parla di persone. L’etnicità lascia il posto allo studio delle personalità, come quella di Eugene Hutz nei panni di uno zingaro ucraino.

E poi vengono i suoi amici, e conviventi. Vicky McClure è infatti Juliette, Holly Weston è una ballerina che balla la lap dance al Beechman’s Exotic Gentleman’s Club. Richard E. Grant è invece Flynn che di mestiere fa il professore.

C’è Madonna in Filth and Wisdom. C’è lei, c’è il suo passato e il suo presente, e c’è forse una corrente espressiva, per quanto non sia correttamente sfruttata, che è stata accesa e che produce ciò che vuole produrre.

La qualità del film poi, è un altra cosa. Ma credo non sia affatto facile concepire questo tiipo di ortogonalità. Se Ligabue scrive un fumetto, io no lo leggo come se lo avesse scritto il signor x. Se David Cronenberg fa un cammeo, allora io noleggio il film e lo guardo, e rientra nelle statistiche, anche se si tratta di un film di infima categoria. Tuttavia non pare questo il caso.

Madonna è un’eclettica, e quindi, non c’è che dire, non è nuova al cinema. Il suo curriculum è costellato di ruoli cinematografici, alcuni di una certa rilevanza. Il primo che mi viene in mente è ovviamente Desperately Seeking Susan , del 1985, tradotto in Italiano Cercasi Susan Disperatamente, il film è impresso in tutti noi “anniottantisti”, e non solo.

Ve la ricordate, giovane e in forma, proprio come adesso. Musica e cinema per le andavano a braccetto, e nel 1987 è Nikki in Who’s that Girl, di James Foley. Sensuale e in copertina, per dirla in due parole.

E’ solo dopo un ‘attenta riflessione, che mi sono reso conto ch eprima di arrivare a interpretare Eva Peròn in Evita (1996), visto e graditissimo al cinema per due volte di seguito, sono intercorsi altri film, come Blue in the Face (1995), in cui interpreta il telegramma canoro, e Four Rooms (1995), in cui veste i panni di Elspeth (nell’episodio The Missing Ingredient).

La sua filmografia non “si limita” al ricoprire vari ruoli in importanti film: in I Am Because We Are (2008), un documentario incentrato sulla tragica realtà del Malawi, e sulla fame e le malattie nei paesi del terzo mondo, è la voce narrante. In Arthur e il popolo dei Minimei (2006) è sua la voce della Principessa Selenia , per non parlare di una serie di documentari su se stessa, come I’m Going to Tell You a Secret .

Dire eclettica, quindi, è dire poco. Ha fatto di tutto, ricoprendo ruoli di vario tipo, ed accompagnando tutti noi per una fetta consistente della nostra stessa vita: guardiamoci negli occhi: sono vent’anni che Madonna è sulla breccia, e non ci sono validi motivi per smettere di guardarla sul grande schermo.