Sam Childers (Gerard Butler) è un ex-detenuto eroinomane, con moglie e una figlia che si ritrova a toccare il fondo per l’ultima volta con il suo amico di sempre Donnie (Michael Shannon), l’uomo seguirà l’esempio della moglie ex-spogliarellista (Michelle Monaghan) che mentre lui era in carcere ha cominciato frequentare una chiesa locale ed ha trovato conforto nella fede. Childers darà un taglio con la droga, verrà battezzato, troverà un lavoro nel campo dell’edilizia e aprirà una piccola impresa riuscendo a tirarsi fuori dal pozzo senza fondo in cui stava precipitando e dopo essersi salvato darà una mano anche all’amico Donnie aiutandolo a disintossicarsi. Durante uno dei sermoni domenicali tenuti nella sua chiesa, Childers ascolterà la richiesta d’aiuto di un missionario che si occupa di bambini africani e in particolare della piaga dei bambini soldato nell’Uganda e nel Sudan, dove ogni anno a causa di una sanguinosa guerra civile ne muoiono a centinaia ed interi villaggi vengono distrutti.
Childers partirà alla volta dell’Africa per dare una mano come volontario, ma ben presto si troverà a combattere ad armi spianate al fianco del Movimento armato per la liberazione del popolo sudanese contro i ribelli dell’LRA responsabili di atrocità e stragi, a costruire una chiesa ed un’orfanotrofio e a liberare centinaia di bambini rapiti e costretti a combattere e per questo rischiando di perdere tutto, la sua famiglia, la sua fede e la vita.
Il regista Marc Forster dopo la puntatina in casa Bond con il suo Quantum of Solace resta nei territori dell’action, ma stavolta scegliendo un progetto decisamente più piccolo nel budget, 30 milioni contro i 250 di 007, ma grande negli intenti e soprattutto nel messaggio che cerca di trasmettere. non dimenticando mai la regola dell’intrattenere a prescindere dai contenuti che si intendono veicolare, perchè sempre di un film si tratta anche se stiamo parlando di un biopic.
Forster porta su schermo la travagliata ed avventurosa vita di Sam Childers che da tossicodipente e spacciatore si ritrova in Sudan a combattere per i bambini del posto che subiscono violenze quotidiane e che ancora oggi sono vittime innocenti di una guerra civile senza fine. Forster può contare su un protagonista, l’ex-spartano Gerard Butler, in parte ed intenso nel ruolo ruvido e tormentato del predicatore con la mitragliatrice e la parte action nel complesso si rivela funzionale anche se a volte stona un po’ con il contesto ed il messaggio di fondo, ma se si ha la pazienza di guardare i filmati e le parole del vero Childers durante i titoli di coda si potrà comprenderne meglio la personalità e il pensiero e le sequenze di combattimento viste nel film troveranno un loro perchè.
Machine Gun Preacher è un film piuttosto viscerale, edificante quando serve e brutale quando si tratta di far comprendere che quello che si vede su schermo non è frutto della fantasia di uno sceneggiatore, ma di vita vissuta e di un travaglio interiore che nasce dalle atrocità viste e in qualche modo subite, insomma un film che punta dritto allo stomaco e al cuore dello spettatore che siamo certi apprezzerà la schiettezza di un’opera che porta in se un contenuto che ci sembra troppo importante per sminuirlo con del superfluo e puntiglioso didattismo cinefilo.
Note di produzione: Amnesty International stima che Joseph Kony, leader dell’LRA e il suo esercito siano responsabili di oltre 400.000 omicidi e 40.000 rapimenti di bambini che vengono abusati, torturati, venduti come schiavi e costretti a partecipare ai massacri perpetrati dall’LRA.
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