L’uomo dai pugni di ferro, recensione in anteprima

Cina diciannovesimo secolo, in uno sperduto villaggio un fabbro (RZA) esperto fabbricante di armi si trova al centro di una sanguinosa guerra tra clan, una tensione che si amplificherà quando all’interno di uno dei clan in conflitto, quello dei Leoni, nascerà una faida per conquistare il ruolo di leader che andrà all’ambizioso Leone d’argento (Byron Mann), decisamente più spietato, avido e belligerante del suo predecessore,

Il clan dei Leoni comincerà così ad eliminare uno ad uno i clan rivali fino ad arrivare a insidiare un carico d’oro appartenente nientemeno che al Governatore della regione e che transiterà proprio nel villaggio. Il Fabbro consapevole a questo punto che il sangue sparso proviene dalle sue letali creazioni, deciderà di schierarsi aiutando X-Blade (Rick Yune), figlio del defunto ex-leader dei Leoni, ad avere la sua vendetta, ma per farlo dovrà prima trasformare il suo corpo in una delle più potenti e devastanti armi mai create.

Appassionato e visivamente sovraccarico omaggio al filone kung-fu movie anni ’70 (il poster ufficiale del film rende bene l’idea) con una spruzzatina di Wuxiapian (il cappa e spada cinese), così si presenta il debutto alla regia dell’attore e rapper RZA, tenuto a battesimo da una coppia di registi, Quentin Tarantino (produttore) ed Eli Roth (co-sceneggiatore), rappresentanti ufficiali in quel di Hollywood, insieme all’amico e collega Robert Rodriguez del B-movie di ultima generazione, quello dai grandi incassi, ma anche gradevolmente citazionista, cinefilo e in parte sdoganato dalla critica ufficiale.

L’uomo dai pugni di ferro si presenta da subito piuttosto debole a livello di sceneggiatura, abbiamo riscontrato limiti in comune con il Ninja Assassin di James McTeigue. Nel voler inserire nel film di tutto e di più, RZA ha preferito prediligere la parte visiva a quella narrativa, così il risultato finale all’insegna del kitsch presenta una copiosa serie di personaggi e spettacolari combattimenti legati da un trama oltremodo esile, che se poteva andare bene negli anni ’70, oggi con il cinema di genere portato in auge da classici come Kill Billnon si può evitare di dare un minimo di senso a ciò che accade su schermo.

Tanto per far capire gli evidenti problemi sorti in fase di sceneggiatura, basti pensare che l’eroe della situazione, il fabbro di RZA, resta praticamente in disparte per l’intero film lasciando che le divertenti e carismatiche performance di supporto di Russell Crowe e del cattivissimo Byron Mann, oltre ad una incantevole e leggiadra Lucy Liu diventino il centro della trama, a questo aggiungiamoci un’opaca prova attoriale dello stesso RZA, che ha un unico guizzo di pochi minuti nel finale ed ecco che il film nel suo complesso risente di questo eccesso di entusiasmo che se non regala solidità e coesione alla pellicola, mette però in mostra anche una genuina passione per ciò che si sta raccontando/omaggiando.

E’ chiaro che siamo di fronte ad un’opera prima con degli inevitabili e in qualche modo fisiologici limiti e che RZA non ha la raffinatezza cinefila di un Tarantino, ma se cercate un film che vi sollazzi a  livello visivo e che rappresenti una qualche summa di un filone che ha regalato più di qualche classico, L’uomo dai pugni di ferro è abbastanza brutale (Cinque dita di violenza), ricco di armi stravaganti (La ghigliottina volante) e citazioni (Dragon Gate Inn) da accontentare chi cerca un intrattenimento viscerale, condito da tocchi di notevoli efferatezze splatter (grazie a Roth) e girato senza alcun dubbio da un vero fan.

Nei cinema a partire dal 28 febbraio 2013

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Note di produzione: nel cast figurano anche Cung Le, David Bautista e Jamie Chung; la colonna sonora è firmata da RZA e Howard Drossin (Inside Man, Blade Trinity); il film ha fruito di un budget di 20 milioni di dollari.

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