Senza dubbio si tratta dell’autore simbolo della surf music californiana dei primi anni Sessanta. Eppure nascondeva un forte paradosso: non ha mai cavalcato le onde del Pacifico. Il motivo? Aveva paura.
E, dietro le esuberanti apparenze, c’era più malinconia che gioia nelle canzoni che calzavano a pennello a un’epoca: basti pensare a Surfer girl o Fun fun fun. Brian Wilson, mentore e genio assoluto dei Beach Boys, è l’artista più contraddittorio, controverso, fragile, gigantesco della storia della musica americana. Musica pop, nel senso più nobile del termine. Love & Mercy, il film di Bill Pohlad (conosciuto finora soprattutto come produttore: ha ricevuto la nomination all’Oscar per 12 anni schiavo e The tree of life) presentato lo scorso anno a Toronto e Berlino e sugli schermi italiani dal 31 marzo, è un viaggio nelle tempeste emotive e psichiche di un musicista prodigio che ha cambiato per sempre la grammatica della canzone.
Pohlad ha deciso di ripercorrere trenta anni della vita di Wilson affidando il ruolo di protagonista a due attori diversi: Paul Dano è Brian giovane, John Cusack il musicista adulto devastato dai suoi problemi mentali e dal controverso rapporto con il dottor Eugene Landy (Paul Giamatti), il terapista poi accusato di aver manipolato e sfruttato Brian per dieci anni. “Ho cercato di realizzare un ritratto di una persona vera e di mostrare gli aspetti più veri e umani della vita di Brian Wilson, non il suo essere una celebrità”, ha spiegato Pohlad. Che ha portato sullo schermo il tormento e l’estasi di un genio instabile: un padre violento e crudele, le “voci” che Brian ha sentito fin dall’infanzia, la capacità di pensare musica e di trasformarne il senso e la forma, il maniacale lavoro negli studi di registrazione, il progressivo distacco dalla realtà e gli abusi di droghe, le liti col gruppo, il ritiro, i due anni trascorsi a letto, le terapie del dottor Landy e il salvifico incontro con Melinda Ledbetter (Elizabeth Banks), la donna che lo trascinò fuori dalla palude.
Love & Mercy è stato realizzato con la totale supervisione di Wilson e della sua Melinda. E Brian, in una delle sue rarissime dichiarazioni pubbliche, ha espresso apprezzamento per il film confessando che stimola in lui tanti ricordi, buoni e cattivi, ma sempre veri. E ha rivelato che le scene che preferisce sono quelle girate negli studi di registrazione. E’ lì che esce fuori il suo monumentale talento per le orchestrazioni e le inarrivabili armonie, per le orchestrazioni mai azzardate prima e per le idee spiazzanti e proiettate nel futuro. Come i Beatles, Wilson ha trasformato lo studio di registrazione in uno strumento, e Pohlad ha deciso di far suonare i musicisti in diretta, costringendo Paul Dano a prendere nove mesi di lezioni per poter cantare live davanti alla cinepresa.