Quando il regista di un film è Álex de la Iglesia, ci si può e deve aspettare di tutto. Un autore, un cinefilo e un “folle” in grado di costruire delle pellicole che nel momento stesso in cui escono nelle sale sono già un fenomeno di culto.
Fu così per tutti i suoi film precedenti, ma soprattutto per Balada triste de trompeta, presentato in concorso nel 2010 alla Mostra del cinema di Venezia, con il quale vince il Leone d’Argento per la miglior regia, col tripudio ed ovazione dell’allora Presidente di Giuria Quentin Tarantino.
Con Las brujas de Zugarramurdi, il regista spagnolo firma ancora una volta una pellicola delirante e iperbolica, folle e grottesca, dove il suo sguardo da cinefilo e profonda cultura della settima arte è visibile ad ogni fotogramma. La storia è quella di un gruppo di uomini ognuno dei quali cerca di dare una svolta alla propria miserabile esistenza, sfuggendo dalle grinfie delle loro insopportabili mogli. José, padre sconsiderato e pressoché assente, insieme ad un gruppo di amici (e lo stesso suo figlio Sergio) decidono di rubare 25.000 fedi nuziali da un monte dei pegni. Ma il piano prenderà ben presto una piega differente e nella fuga verso la Francia, a bordo di un taxi, si ritroveranno in un covo di streghe assatanate pronte a sacrificarli per il loro imminente sabba.
Volutamente misogino e critico nei confronti delle donne e della loro “sete” di supremazia, del loro essere streghe proprio nelle relazioni e nelle pretese che muovono, il film è comunque il forte punto di vista del regista sui rapporti sentimentali, sulla loro stupidità delle volte, e sulla manipolazione che le donne fanno dei propri uomini. Forse un concetto non semplice da digerire, ma se si va oltre la metafora e si fruisce il film nella sua messinscena, il risultato è un meraviglioso tributo al trash e al genere horror.
CAST
Regia: Álex de la Iglesia
Sceneggiatura: Álex de la Iglesia
Fotografia: Kiko de la Rica
Montaggio: Pablo Blanco
Scenografia: Pedro José de la Fuente
Musica: Joan Valent
Suono: Charly Schmukler
Cast: Javier Botet, Mario Casas, Carmen Maura, Hugo Silva