La Sorgente dell’Amore (La Source des Femmes) narra la vicenda di un villaggio tra Nord Africa e Medioriente, la giovane Leila si è unita in matrimonio con Sami, l’unico istruito della piccola comunità che insegna ai bambini a leggere e scrivere: solo i bambini maschi, inizialmente, perché le cose iniziano a cambiare grazie alla giovane sposa, spalleggiata dal marito e dall’anziana saggia del villaggio Vecchia Lupa.
Tutto cambia quando le donne della comunità fanno qualcosa di inconsueto e destabilizzante per il fragile equilibrio del posto: prendono autonomamente, ossia senza la consultazione degli uomini, la decisione di iniziare un particolare sciopero, lo sciopero dell’amore.
Una pellicola diversa, moderna e da un certo punto di vista conforme alla tradizione, La Sorgente dell’Amore illumina come il sole nel deserto la situazione odierna delle donne nel mondo non occidentalizzato, narrando delle campagne collegate dai mercanti che si spostano con i muli, delle zone rurali arroccate vicino alle fonti d’acqua utili alla sopravvivenza della comunità, che non è gestita dalle leggi ma dalla dottrina del Corano e dalla legge morale imposta dagli uomini.
Alle donne compete gestire la casa, la famiglia e salire in cima alla sorgente d’acqua per approvvigionarsi di una scorta da portare al villaggio; il rapporto con i vecchi integralisti annichilisce lo spettatore che resta attonito a dover subire tanta mancanza di rispetto verso l’essere umano e la donna; qualcosa però deve cambiare, affinché le donne si riappacifichino con gli uomini e l’amore possa tornare a regnare libero e universale.
Una storia di valori umani, dove il limite tra dramma e comicità delle donne è il rivestimento di un intreccio sapientemente congegnato e gustoso da seguire, anzi da non perdere.
Note di Produzione: Radu Mihaileanu progetta questo film dal 2001, anno in cui un fatto di cronaca ispirò il regista a interessarsi su questa storia, studiando nel corso degli anni molti scritti dell’Islam che riportavano le testimonianze di diverse donne arabe.