L’istituto Pestalozzi di Roma è una scuola come tante con i suoi mille disagi e una galleria di varia umanità che ogni mattino da vita ad un microcosmo fatto di professori in lotta con un mestiere che anche se scelto e in molti casi amato, a volte diventa fonte di grande frustrazione e alunni per cui la scuola a volte è un rifugio, altre una condanna, ma anche un luogo altro dove straniarsi dai problemi familiari, da un’imperante apatia congenita per coltivare amori ed amicizie.
E’ proprio in questo istituto che scopriremo tre personaggi che finiranno per legarsi a doppio filo l’uno all’altro andando oltre le mura della scuola, i libri, le interrogazioni, uno di loro è lo studente Alex Donadei (Fulvio Forti) talento musicale inespresso afflitto da un disagio che lo porta a spacciare proprio nella scuola, una situazione che inevitabilmente attirerà l’attenzione e rischierà di trasformare Alex nell’ennesima mela marcia da allontanare.
Nell’istituto però ci saranno due figure che sembrano decise a lottare per lui, a non lasciarlo in balia di se stesso, una è la professoressa Quarenghi (Valeria Golino) che oltre a sostenere un centro d’ascolto decide di accettare la sfida e indirizzare tutta la sua attenzione su Alex, l’altra è il professor Talarico (Vincenzo Amato) che si ritrova il ragazzo nella classe sentendosi spinto, in principio più dal dovere che dalla vocazione, a tentare un recupero del suo alunno.
Il problema è che se la vita di Alex è incasinata, pure quella dei due prof non è da meno, questo creerà non poche tensioni anche tra i due insegnanti che si ritroveranno a contendersi le attenzioni di Alex andando ben oltre il dovere professionale, coinvolgendolo nelle loro vite creando così qualche situazione anomala se vista in un contesto puramente didattico.
Ancora la scuola e il disagio giovanile al centro di un film che stavolta sceglie un linguaggio schietto, senza gli edulcorati fronzoli di tanta tv buonista ne tantomeno si lancia in fumettose e troppo plastificate digressioni sulla famigerata iPod generation.
Il regista Valerio Jalongo viene dal documentario e si percepisce in ogni singola sequenza, uno stile asciutto fatto di frammenti di realtà percepita, ascoltata e poi filtrata attraverso una narrazione che prova con forza e anche con qualche fisiologica difficoltà a riportare il senso di oblio in cui molti ragazzi/studenti vivono e in cui quotidianamente annaspano, senza naturalmente dimenticare gli insegnanti, un ruolo sempre più difficile da gestire, in qualche caso vissuto passivamente, in altri con l’entusiasmo di chi crede ancora profondamente nei giovani.
La scuola è finita è un film che rischiando di risultare oltremodo cinico e nichilista arriva dritto al punto, mette in mostra un sistema scolastico in costante emergenza e che grazie ad una genuinità di fondo contagia in positivo anche i due attori protagonisti che mostrano di gradire una certà libertà espressiva che li priva di certi manierismi da palcoscenico.
il cinema di Jalongo nonostante ibridi due linguaggi solo all’apparenza molto vicini come fiction e documentario, in realtà profondamente diversi e infatti su schermo finiscono per cozzare a più riprese, è un cinema di cui comunque si sentirà sempre il bisogno, un cinema necessario che forse non sbancherà i botteghini, pregno di difetti, ma che dimostra una volontà da non sottovalutare di andare oltre i titoli di coda.
Il film sarà nelle sale dal 12 novembre 2010.
Note di produzione: la colonna sonora è stata affidata a Francesco Sarcina leader del gruppo Le vibrazioni, tra gli sceneggiatori figura anche il regista Daniele Luchetti (La nostra vita) che già aveva affrontato la tematica nel 1995 con La scuola, il film è stato presentato in concorso alla quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.