Era il 7 aprile 1966. Nel leggendario Cinema Barberini di Roma veniva proiettato per la prima volta L’armata Brancaleone, un film che diventò presto un classico. La firma era di Mario Monicelli, il regista di I soliti ignoti, La grande guerra e Amici miei.
La sceneggiatura di L’armata Brancaleone la scrisse il suddetto regista, facendosi aiutare da Age e Scarpelli, nome d’arte del duo formato da Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, che scrissero dialoghi e storie di alcune tra le più grandi commedie all’italiana. Il protagonista del film è Vittorio Gassman e nel cast ci sono anche Gian Maria Volonté e Catherine Spaak. Un team, si direbbe oggi, da cinque stelle. Con un pizzico di nostalgia, è opportuno dire che attori e registi così ‘non ne fanno più’.
L’armata Brancaleone è un film storico e in costume – è ambientato nel Medioevo – ma è soprattutto uno degli esempi di commedia all’italiana maggiormente riusciti. Il tempo, non a caso, gli ha consegnato un posto di granito nella storia delle pellicole del Belpaese. Il protagonista è Brancaleone da Norcia, un cavaliere goffo e sfigato che però non si dà mai per vinto e insieme a uno sgangherato gruppo di compagni di viaggio si dirige verso la Puglia, dove spera di ottenere un feudo.
A prescindere dalla sua storia, L’armata Brancaleone è però uno di quei film che magari non tutti hanno visto, ma di cui tutti sanno qualcosa, magari anche senza sapere che quello che sanno arriva da quel film. Già solo il titolo del film è parte della cultura popolare e della lingua italiana: da decenni “armata Brancaleone” è ormai un’espressione che si trova nei dizionari e si usa per riferirsi a un qualsiasi gruppo buffo, male organizzato e con le idee poco chiare sul da farsi. Il film vanta poi anche una colonna sonora spesso ripresa e molto riconoscibile, scritta da Carlo Rustichelli e cantata dal tenore lirico leggero Piero Carapellucci.