Chris Smith (Emile Hirsch) è uno spacciatore texano che ritrovandosi con grossi debiti di droga decide di far ammazzare la madre da un killer professionista con il supporto del padre (Thomas Haden Church), della nuova moglie di quest’ultimo (Gina Gershon) e della sorella minore Dottie (Juno Temple). Incaricato dell’omicidio su commissione il detective della polizia di Dallas e assassino professionista Killer Joe Cooper (Matthew McCounaghey).
L’idea di Chris è pagare Joe con i soldi di un’assicurazione sulla vita stipulata dalla madre di cui Dottie è la beneficiaria, ma Joe vuole il compenso in anticipo, ma per andare incontro a Chris gli propone una caparra, in attesa dei soldi Joe vuole la sorella di Chris come acconto…
Spesso e volentieri dopo l’avvento del cinema di Tarantino si è fatto spesso e volentieri abuso del termine pulp che dalle sue radici letterarie si è trasferito su grande schermo in pompa magna, con il suo carico di violenza, efferatezze e contenuti estremi filtrati dall’immaginario tarantiniano fatto di poliziotteschi, musica anni ’70 e cinema exploitation.
Il Killer Joe di William Friedkin, regista di classici come L’esorcista e Il braccio violento della legge, è più di quanto si possa avvicinare all’universo di Tarantino aggiungendo nel frullatone anche noir, crime e dark-comedy con personaggi taglienti come rasoi, vedi il Joe Cooper di Matthew McConaughey gelido come il ghiaccio, palesemente psicopatico, ma capace di perdere la testa per la graziosa e svanita Dottie di Juno Temple.
Friedkin adatta l’omonima pièce teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts affidando a quest’ultimo la sceneggiatura e confezionando un film nerissimo, violento con nudità e linguaggio forte, dove tutti i personaggi sguazzano nell’ambiguità più becera e i valori famigliari hanno il sapore aspro di un whisky di pessima marca.
Killer Joe regala a McConaughey la miglior performance della sua carriera insieme a quella in The Lincoln Lawyer e ci mostra come l’archetipo tarantiniano possa essere ancora una volta filtrato, riletto e riaccordato in una partitura senza sbavature, in un film d’attori e situazioni più che di dialoghi ridondanti, un racconto asciutto venato di uno humour malsano, con sprazzi di una violenza esplosiva e un parterre di perdenti da antologia, un neo-noir colmo di cattiveria e caos davvero da non perdere.
In sala dall’11 ottobre 2012
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Note di produzione: il regista William Friedkin e lo scrittore Tracy Letts hanno già collaborato nel 2006 per l’horror-thriller Bug; la colonna sonora è di Tayler Bates (La vendetta di Carter, La casa del diavolo); il film ha fruito di un budget di 10 milioni di dollari.