Già il nome è accattivante quanto basta. Imaginaria, letteralmente, “le cose immaginarie”. Imaginaria Film Festival inizia proprio in questi giorni, e per la precisione il 21 Luglio.
Il nome del festival è, almeno in parte, esplicativo per quanto riguarda quello che è il core, il nucleo della manifestazione: la creatività. Tuttavia questa viene “farcita” con lo studio dell’innovazione tecnologica in campo cinematografico e in quello più generale delle immagini.
Imaginaria rappresenta quindi un’ideale continuità tra l’opera degli artisti indipendenti internazionali e gli esperti del digitale, del tecnologico, del nuovo e nelle varie applicazioni che tali novità possono rappresentare nel “visivo”.
La manifestazione, tutta italiana, si riveste quindi di internazionalità e multiculturalità proprio nel tuffarsi nel mondo della cyber-visione, alla ricera di un minimo comune multiplo tra le forme di rappresentazzione visiva odierne non da un punto di vista teorico ma attraverso le oper degli autori.
In un certo senso Imaginaria, che si svolge a Conversano, tenta una summa di quello che è il cinema in senso lato al giorno d’oggi, unendone la semantica a forme come il video streaming, il download e l’upload massificato sulla grande Internet.
I momenti salienti del festival sono articolati in varie parti: abbiamo innanzitutto una sezione di lungometraggi/feature films; in questa emergono i nomi di Slava Ross, che presenterà l’originale Fat Stupid Rabbit, e Harold Monfils che ci propone invece Laya Project.
Segue una sezione cortometraggi, suddivisa in due sotto-sezioni in base al genere: la prima riguarda i corti di fiction, quelli sperimentali e le docu-fiction, mentre la seconda, più piccola ma non meno interessante riguarda i corti di animazione.
Ovviamente i cortometraggi in quanto a numero la fanno da padrone, e spiccano opere di casa nostra come La moglie di Andrea Zaccariello e A piedi nudi sul palco di Andrea Rovetta accanto a quelle internazionali, come Auf der Strecke di Reto Caffi e Una receta roja para cocinar crstáceos, produzione messicana del regista Eun-hee Ihm .
Il festival è organizzato dal Circolo del Cinema Atalante, dall’Unione Italiana Circoli del Cinema con il patrocinio ed il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, della Regione Puglia, della Provincia di Bari del Comune di Conversano, e il patrocinio del Conservatorio di Monopoli, dell’Università degli Studi di Bari e dell’Associazione Festival Italiani di Cinema.
Un sacco di gente unita per promuovere lo studio della direzione verso la quale il progresso spinge l’arte visiva e in particolare il cinema, nonchè un’occasione per permettere ad artisti selezionati appartenenti alle nazioni di tutto il mondo di proporre la propria arte.
Pensate che i film che sono stati valutati sono stati ben 1200, e tra questi sono state selezionate 118 opere, tra cui 6 lungometraggi e 80 cortometraggi provenienti da ben 25 paesi di tutto il mondo.
Ci saranno anche eventi “collaterali” come l’appuntamento Mutosonoro, con la proiezione del capolavoro del cinema svedese Körkarlen – Il Carretto fantasma di Victor Sjöström accompagnato dal vivo dal duo Ghost3 formato dal M° Gianni Lenoci e dal percussionista Marcello Magliocchi.
Concludo sottolineando la proiezione a me particolarmente cara del film Metoroporisu – Metropolis del regista Rintaro, opera realizzata dall’adattamento dell’omonimo manga dell’ormai immortale Osamu Tezuka.