Presentato alla settantanovesima Mostra del Cinema di Venezia, “Il signore delle formiche”, è il nuovo film di Gianni Amelio. Una pellicola che racconta una storia complessa con una delicatezza toccante. E’ la fine degli anni ’60, un periodo rivoluzionario, solo dal punto di vista ideologico: la Cultura di un Paese è ancora profondamente legata al cattolicesimo alla chiesa e a certi dogmi che impediscono di cambiare la realtà, stucchevole e asfissiante. Questa rigidità ideologica, non lascia spazio a tematiche scabrose come l’omosessualità e la libertà di genere. Il signore delle formiche, è un film che affronta questa tematica, attraverso la sublime interpretazione di Lo Cascio e Germano.
La pellicola, racconta di un’ingiustizia, di un’Italia ancora impreparata ad accogliere le differenze, che condanna alle sbarre un uomo e la sua omosessualità. E’ il caso di Albo Braibanti, un professore e uomo di cultura, che avvicina a sé ragazzi giovani, (tutti maggiorenni), al mondo della letteratura. Un uomo, la cui sessualità era chiara, ma allo stesso tempo assolutamente scomoda. Un drammaturgo, di spessore, che non vuole piegarsi alla politica imposta dalla società, un uomo, che si lascia arrestare e poi processare, un uomo che rifiuta di accettare che l’omosessualità venga apostrofata come malattia, e che la guarigione possa avvenire solo attraverso l’elettroshock.
Aldo Braibanti è un uomo che porta avanti la sua libertà intellettiva e sessuale, in una società fortemente bigotta, chiusa e opprimente. Lui, drammaturgo, filosofo e uomo di politica, viene messo alle corde dal suo stesso partito. Solo un giornalista, interpretato da Elio Germano, si appassiona al caso e cerca di fare luce sulla verità, a tutti i costi. Il film, tende poi a rallentare: nel passaggio che vede centrale la figura di Aldo Braibanti, al momento in cui si realizza il processo, quello dell’ingiustizia, il focus dell’attenzione si sposta, dal protagonista, alla cornice che lo accoglie.
E’ qui che avviene un rallentamento, è qui che si realizza un cambio di registro, passando da inquadrature carismatiche e emozionanti, di un Lo Cascio che interpreta il suo personaggio con maestrìa, che cattura l’attenzione mettendo attraverso se stesso una tematica importante, ad una fase in cui, la sua luce arriva di riflesso, perché al centro della pellicola c’è il processo.
Una storia che andava raccontata, perché ancora attualissima, perché sensibile e toccante, perché racconta di una società che attraverso questo caso, inizia pian piano ad aprirsi verso le prime forme di libertà, accettando anche se con estrema difficoltà, il cambiamento.