Esattamente quarant’anni fa se ne andava Anna Magnani, una delle più grandi e celebri attrici italiane nel mondo, che il prestigioso settimanale statunitense Time definì “divina, semplicemente divina” e che ebbe l’onore di essere salutata dal primo uomo nello spazio, il russo Jury Gagarin.
Era il 26 settembre 1973 e Anna aveva 65 anni ed aveva recitato fino all’anno prima. Il talento della Magnani, il suo essere nel contempo raffinata e ‘popolana’, fu la molla che la fece arrivare ovunque. Tutti ricorderanno la vittoria del Premio Oscar nel 1956 per “La rosa tatuata”. Alla sua prima esperienza americana, Anna fece subito centro e vinse la statuetta come miglior attrice protagonista. Seguirono due film otreoceano: “Selvaggio è il vento”, per la regia di Cukor, e “Pelle di serpente”, diretto da Lumet.
Anna Magnani era e resta un’icona. Un’icona che ha lavorato con i migliori registi italiani, da Vittorio De Sica a Pierpaolo Pasolini, da Luchino Visconti a Rossellini, da Camerini a Zampa, da Lattuada a Mattoli, passando naturalmente per Federico Fellini. Con Rossellini, inoltre, Anna Magnani ebbe una lunga storia d’amore. Durò finchè il regista non si mise con Ingrid Bergman. Fu comunque Rossellini il regista dietro “Roma città aperta”, uno dei film più celebri della magnani. Un cult neorealista, capace di fare ‘storia’ e di dare un’impronta totalmente nuova al cinema.
Lei, che nel film interpretava Pina, divenne famosa per un urlo disperato mentre correva dietro al camion sul quale i tedeschi stavano portando via il suo uomo, Francesco. Dopo l’urlo, gli spari. Era l’Italia uscita dalla guerra e quel grido disperato divenne un simbolo. Una sorta di sveglia per ravvivare le anime immerse nel torpore.
Malgrado questo, come spesso succede ai capolavori, la prima accoglienza critica di non fu benevola nei confronti di “Roma Città Aperta”. Poi però arrivarono il Gran Premio al primo festival di Cannes e la nomination all’Oscar per la sceneggiatura firmata da Rossellini, Amidei e Fellini per indurre i critici nostrani a ripensare il giudizio dato a caldo.
Oggi, a quarant’anni dalla sua morte, Anna Magnani è un indimenticabile simbolo di quell’Italia e della nostra Italia.