Dura la vita delle registe a Hollywood. Sono passati solo quattro anni dall’Oscar a The Hurt Locker di Kathryn Bigelow. Quella notte l’ex marito James Cameron tentò scherzando di strozzarla in una foto rimasta famosa perché quel “piccolo” film aveva rubato la scena al kolossal “Avatar”. Sembrò l’inizio di una rivoluzione, invece rimase un caso isolato. Il potere, a Hollywood, è uomo.
Nella classifica dei primi cento incassi statunitensi del 2013 appena due film sono stati diretti da donne: si tratta di Frozen di Jennifer Lee e Carrie di Kimberly Peirce. Altri otto titoli sono presenti ma ben lontani dai posti caldi. E questo vale anche per una eccellente figlia d’arte Sofia Coppola con il suo Bling Ring.
Le donne restano però in sella come protagoniste. La regina dell’anno è Jennifer Lawrence, paladina del fenomeno mondiale Hunger Game; l’ormai consolidata Sandra Bullock con Gravity e Melissa McCarthy con The Heat.
Dal canto suo Jennifer Lee, sembra ottimista (chi non lo sarebbe con un incasso , per ora, di 263 milioni di dollari: “Ormai sempre più donne sono entrate anche nel mondo dell’animazione, oggi nella Disney c’è un sostanziale equilibrio tra uomini e donne”. In questo forse l’animazione è un passo più avanti rispetto al cinema.
Le cifre che appaiono su Variety, sono a dir vero, desolanti: le donne hanno diretto solo il 5% dei 250 film di maggiore incasso, l’anno prima la percentuale era il 9% . Quindi, con buona pace di Nanni Moretti, trend negativo.