Alex (Fergus Riordan) è un ragazzino di dieci anni che sogna di fare l’astronauta, ha una famiglia che lo ama e due fratellini in arrivo, ma per Alex sarà proprio la nascita dei due fratellini il culmine di un disagio che verrà amplificato da una fisiologica mancanza d’attenzione dei due genitori, troppo impegnati con i due gemellini, mancanza d’attenzione che Alex colmerà con il suo amico immaginario, l’astronauta Henry che lo supporterà nei momenti di solitudine e sconforto. Purtroppo i genitori di Alex, avvertito il disagio del figlio cercheranno di compensarlo con qualche concessione come un televisore in camera, scelta quest’ultima che non farà che peggiorare le cose, perchè ad Alex sarà permesso di guardare di tutto e di più e verrà influenzato a tal punto da immagini violente e messaggi ambigui, che la sua personalità subirà un radicale cambiamento. Così il mite astronauta Henry si trasformerà nel violento e sboccato generale John Cluster e a scuola Alex comincerà a dare preoccupanti segni di una deriva violenta ed aggressiva, che costringerà insegnanti e famiglia ad affidarlo alle cure di uno psicologo.
Dopo una tappa al Festival di Roma, la quarta prova su grande schermo del regista spagnolo Christian Molina, co-prodotta da Valeria Marini, approda nelle sale e si dimostra purtroppo afflitta da una massiccia dose di retorica difficile da metabolizzare, nonostante la bontà della tesi di partenza. Molina non riesce a decidere a che target di pubblico rivolgersi e con che linguaggio, infatti alcuni contenuti risultano troppo forti per un target preadolescenziale e altri troppo semplicistici per lo spettatore più adulto, che si ritrova di fronte ad una vera e propria lezione, all’insegna del pedagogico sul come fare i genitori e sul come educare i propri figli, dimenticando forse che non c’è mestiere più difficile di quello del genitore.
Molina poi aggiunge il consueto pistolotto sulla violenza in tv, sulla guerra come valore e via discorrendo, quando in realtà a ben guardare la deriva del’odierna società è più figlia di valori ormai da tempo latitanti e del compiaciuto cattivo esempio di tanta tv spazzatura, in cui la violenza è molto meno palese, ma molto più insidiosa e puntata a mortificare talento ed eccellenza, in favore di mediocrità come stile di vita ed ignoranza come valore aggiunto.
I Want to be a Soldier purtroppo usa il linguaggio stantio della retorica per portare avanti tematiche indubbiamente importanti, semplificando troppo il problema innegabile di una tv che disinforma e diseduca, ma se la confezione risulta di livello, la sceneggiatura non va di pari passo.
Note di produzione: Nel film compare anche Valeria Marini co-produttrice del film e nel cast figurano l’ex-Freddy Krueger Robert Englund e il Danny Glover di Arma Letale.