Oggi per I bruttissimi ci occupiamo di Sliver sgangherato thriller-erotico di Philip Noyce datato 1993, che ispirandosi molto liberamente, forse anche troppo, al romanzo omonimo di Ira Levine, ne smussa il lato psicologico e punta tutto sul voyeurismo pruriginoso che ha fatto la fortuna di altre pellicole del genere come Basic Istinct, con cui il film di Noyce condivide lo sceneggiatore Joe Eszterhas e la protagonista Sharon Stone.
Il film ci racconta di Carly (Sharone Stone) redattrice di un casa editrice che vive un lussuoso appartamento sito in un esclusivo palazzo. A corteggiarla due vicini della donna, l’ambiguo ma fascinoso Zake (William Baldwin) e l’insistente Jack (Tom Berenger), scrittore fallito con inclinazione allo stalking, e mentre Carly cederà a Zake instaurando con quest’ultimo una torrida relazione sessuale, il palazzo verrà funestato da alcune misteriosi morti.
Nudi patinati, sesso softcore, un pò di voyeurismo edulcorato ad hoc, una Stone che ad un anno dall’accavallamento di gambe galeotto che ne ha fatto sexy diva ci ricasca con un ruolo-fotocopia, e i due co-protagonisti maschili che sfoggiano sonnolente performance, Berenger fa l’eterno ambiguo, Baldwin sciorina il suo fascino un pò lesso, inutile dire che la noia regna sovrana.
Se nel mediocre Basic istinct c’era una parvenza d’intreccio ed una regia solida che rendeva il tutto almeno tollerabile, qui l’australiano Philip Noyce, nel curriculum l’ottimo thriller Il collezionista d’ossa, proprio non riesce a dare un senso ad uno script dove la tensione latita, lasciandosi tentare dalla grazie della Stone in un susseguirsi di inquadrature ammiccanti e un’irritante patinatura che concilia l’inevitabile colpo di sonno.
Inevitabile la sequela di nomination ai Razzie Awards: peggior film, peggior attore (Baldwin), peggior attrice (Stone), peggior attore non protagonista (Berenger), peggior regista (Noyce) e tanto per non farsi mancare nulla anche peggior sceneggiatura (Eszterhas).