Per la rubrica I bruttissimi torniamo ad occuparci di Steven Seagal che nel 1994 sforna il pasticcio action eco-ambientalista Sfida tra i ghiacci, debutto alla regia dell’attore ed inizio del suo declino che lo relegherà ben presto nel mercato home-video, dopo un decennio all’insegna di alti e bassi, tentativi di resurrezione e tonfi colossali.
Molti gli attori che come Seagal hanno fatto il grosso errore di anticipare il passaggio dietro la macchina da presa, causando non pochi danni, vedi gli esempi di Van Damme con il suo The Quest-la prova, o più recentemente Tony Jaa con il suo Ong Bak 2-la nascita del dragone.
Seagal da sempre impegnato in ambito ambientalista e strenuo difensore delle minoranze etniche, si trasforma per l’occasione in uno specialista in esplosivi con una particolare abilità nel domare incendi di cui sono oggetto pozzi petroliferi e raffinerie, al soldo in Alaska di un sordido amministratore delegato (Michael Caine) si ribellerà al suo datore di lavoro reo di commerciare in rifiuti tossici e difenderà i diritti degli eschimesi.
Un film pasticciato, infarcito di retorica e scena al limte del surreale,basta dare un’occhiata ai video in coda al post, la rissa in un bar con redenzione a suon di botte di un tipaccio da osteria, e la fase mistica con visioni di cui è oggetto il protagonista durante la sua permanenza in un villaggio eschimese.
La critica americana in sommossa, flop ai botteghini, un cast dignitoso sprecato, e l’immancabile sequela di Razzie Awards, vincitore come peggior regista del 1994 e nomination come peggior film, attore protagonista, sceneggiatura e tanto per non farsi mancare nulla peggior canzone originale (Under the same sun).
Vista comunque l’importanza del messaggio che si voleve trasmettere, in coda al post anche il video con il discorso finale di Steven Seagal, unico momento sensato dell’intera pellicola.