Inarrestabile l’ascesa di mr. Uwe Boll nella classifica dei peggiori registi i tutti i tempi, e lui indomito se ne frega altamente delle orde inferocite di videogiocatori, delle petizioni on-line e della critica, continuando imperterrito a metter mano ai videogame piu amati di sempre e a farne quando va male delle caserecce e inguardabili trasposizioni low-budget vedi Alone in the dark o House of the dead, e quando va bene insipidi filmetti da direct-to-video vedi In the name of the king e Bloodrayne.
E quando va peggio? Beh quando va peggio Boll si lancia in iperboliche riletture che mettono a dura prova non solo la pazienza dei videogiocatori, ma anche del semplice spettatore che si trova di fronte a follie come Postal, trasposizione di un famoso videogame che potremmo inserire nella categoria degli sparatutto, insomma più alto è il bodycount, più ci si diverte (vedi video in coda al al post).
Ed è questo che deve aver pensato Boll quamdo ha deciso di voler ironizzare sul terrorismo e su se stesso, il regista si riserva anche un cameo, raccontando di Postal Dude sfigato in cerca di una svolta nella sua grama vita, che tenta di impadronirsi di un carico di ricercatissime bambole, che però sono anche nelle mire di un gruppo di terroristi islamici.
Demenziale non rende l’idea di quello che ci troveremo a guardare, dopo un incipit che definire imbarazzante è poco, si passa al delirante, poi al folle e infine all’inguardabile, in un escalation di violenza senza senso ed una recitazione al limite del sopportabile.
Al termine della visione non resta che chiedersi, saranno i videogame violenti a traviare i teenager o il cinema di Boll? Ai posteri l’ardua sentenza, e nel frattempo un consiglio spassionato state alla larga da questo film.