Inauguriamo questa nuova rubrica parlando del cinema Horror nostrano, non di quello classico, rappresentato dai grandi maestri che del genere hanno fatto arte e del low-budget virtù, ma dei giovani registi emergenti che militano nell’ambiente da anni, armati di passione ed entusiasmo sfornando pellicole su pellicole, partecipando a concorsi, vincendo premi e guadagnandosi estimatori. utilizzando i pochi mezzi a loro disposizione, e aiutati, si fa per dire, dall’avvento di internet e del digitale, perennemente in cerca di una visibilità che tarda a venire.
L’aria che tira nell’ambiente, tra appassionati e cultori, è di profonda e viscerale frustrazione, nata dall’idea che solo grazie al cinema americano, a cui si è aggiunto recentemente il cinema orientale, la fame di horror viene in parte placata, poi qualche festival, molti promettenti scrittori e l’editoria che rappresenta, a livello di riviste, un grosso tallone d’Achille, riuscendo con fatica e per breve tempo a sopravvivere con magazine specializzati che poi subiscono un inevitabile ridimensionamento se non proprio la chiusura.
Per spiegare la magra di produzioni italiane distribuite in maniera decente, bisogna per forza di cose citare i produttori italiani e questa loro allergia ad un certo cinema che per contenuti e linguaggio può comprensibilmente essere considerato ostico, su questo possiamo anche essere d’accordo, ma chiudere gli occhi di fronte ad un bacino d’utenza che ogni anno spende parecchi soldi in DVD, cinema e merchandising correlato, è qualcosa di incomprensibile.
Finalmente qualche spiraglio si vede, il giovane regista Gabriele Albanesi con il suo Il bosco fuori ha raggiunto il mercato giapponese e attraverso la casa di produzione di Sam Raimi (Evil Dead, Spiderman) anche gli states,e qui in italia la Minerva coadiuvata dalla 01, ha distribuito il film in DVD, una scelta coraggiosa, poco appoggiata dai gestori dei cinema, e quindi trasformatasi nella classica goccia in mezzo al mare.
I contenuti del film di Albanesi, sono si estremi, ma non hanno nulla di più, a livello contenutistico e di violenza, di campioni d’incassi come Hostel o Saw. Attenzione non stiamo parlando di paragoni a livello di confezione, milioni di euro separano i budget di questi ultimi dal film di Albanesi, ma li compariamo per sfatare il mito della non produzione di film di genere Horror per un contenuto violento ed estremo poco commerciale a livello di incassi.
Tolti questi legittimi dubbi, perchè allora il cinema di genere italiano langue rappresentato solo dai cinepanettoni, e da qualche coraggioso che cerca di riesumare l’action all’italiana vedi Milano – Palermo: il ritorno di Claudio Fragasso, il thriller d’autore come Il nascondiglio di Pupi Avati o l’horror de La terza madre di Dario Argento? Semplice perchè non si riesce a conciliare i vari piani artistici su cui viaggia il genere, piani che si devono intersecare per partorire progetti che uniscano l’autorialità al commerciale, opere prime prodotte da veterani del cinema di genere, veterani coraggiosi che non si lascino spaventare dal futuro incerto.
Registi come Sergio Stivaletti (I tre volti del terrore) che ha coprodotto e partecipato alla realizzazione del progetto di Albanesi, che ha quell’anima commerciale,nel senso nobile del termine, che bisogna miscelare ad autori più narrativamente impegnati come Ivan Zuccon il quale con opere come L’altrove e il recentissimo Nympha ci ricorda che l’Horror non è affatto morto, ma e’ intellettualmente vigoroso e si sviluppa in un mondo produttivamente parallelo alla grande distribuzione, chiaramente i temi lovecraftiani e l’anima letteraria delle opere di Zuccon ne fanno prodotti chiamiamoli un pò ostici per le vaste platee, e siamo certi che, anche se lui si dichiara fieramente un indipendente più per scelta che per bisogno, la sua capacità di creare atmosfere da romanzo gotico e suggestioni di un certo spessore potrebbero far parte di quella sinergia di cui poc’anzi si parlava atta a creare un’ottimo ibrido da sala.
Certo si rischia di far storcere il naso ai puristi, ma con l’ausilio di una coraggiosa produzione e di scrittori di un certo calibro, e credetemi quelli non mancano, dotati di una freschezza indispensabile, si potrà dare spazio anche a registi come Alex Visani, prolifico autore di una serie di pellicole di ottima qualità e dotate di un look che pesca in trent’anni di cinema di genere miscellando thriller ed horror, tutto con una visione personalissima che ne fa prodotti d’autore con quell’anima commerciale di cui si parlava, film come Zombi millenium o Carne morta che se produttivamente incoraggiati potrebbero trasformarsi in ottimi rappresentanti di una rinascita del genere, sia artistica, che economica.
Se la nostra mentalità produttiva esulasse dalla pigrizia e dalla sindrome da botteghino facile che affligge il nostro genere, che soffoca l’estro creativo dei nostri autori più Indie, purtroppo per nulla aiutati da un autoesilio e da una certa mancanza di flessibilità autorale da parte di un piccolo esercito di accaniti puristi che sono terrorizzati all’idea di vedere trasformare la natura elitaria di un certo cinema, che finisce, a volte, per autoghettizzarsi. Se superiamo questi ostacoli, finalmente potremo veder prodotti anche film cosiddetti rischiosi, magari solo in nome dell’espressione artistica e della passione e in seguito perchè no dei tanto vituperati incassi.
In coda vi segnaliamo una vittima della mancanza cronica di budget e di qualsivoglia supporto produttivo, il lungometraggio work in progress Eaters, progetto in fase embrionale che ha tutto il carisma dei migliori zombie-movies, e il trailer di R.A.C.H.E. GENESIS un progetto quasi concluso, cortometraggio dalle atmosfere surreali che miscela Action,Fantascienza ed Horror in maniera coinvolgente ed originale.