Gravity è il film che in questa 86esima edizione degli Oscar ha fatto incetta di premi tecnici, guadagnando anche la prestigiosa statuetta per la migliore regia ad Alfonso Cuarón.
L’annuncio è stato dato dalla bellissima Angelina Jolie accompagnata sul palco da Sidney Poitier, l’attore che esattamente 50 anni fa ruppe un tabù vincendo l’Oscar come miglior attore protagonista ne “I gigli del campo”: prima statuetta della categoria per un afro-americano.
Gravity racconta la storia della dottoressa Ryan Stone, un ingegnere biomedico impegnata per la prima volta in una missione nello spazio. Durante alcune riparazioni esterne, guidate dal comandante Matt Kowalsky , l’equipaggio dello shuttle viene investito da una tempesta di detriti spaziali e ne viene decimato.
I due unici superstiti sono appunto la dottoressa e il comandante che, a causa della distruzione dello shuttle, devono raggiungere una stazione orbitante per sperare di poter tornare sulla Terra.
Due sono i protagonisti universali del film: l’uomo e lo Spazio. Quest’ultimo è la minaccia, continua, costante e imprevedibile. Imprevedibile perché la vita dei due personaggi è letteralmente appesa a un filo sospesa su un’infinita distesa nera. Il senso della caduta, l’ossigeno che viene a mancare, le tempeste spaziali, tutto contribuisce a creare un senso di angosciante drammaticità e tensione.
Gli interpreti principali sono George Clooney e Sandra Bullock, quest’ultima mette in scena con intensità la storia di una donna che deve trovare la forza di sopravvivere nonostante, dopo la morte della sua bambina, la sua vita sembrava senza senso.
La regia di Cuarón, è fantastica, le inquadrature sembrano fluire nello spazio assieme ai protagonisti incollando lo spettatore allo schermo.