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Che la creatura riportata in vita dal barone Victor Von Frankenstein sia un’icona horror è indubbio, che col passar degli anni la sua forza abbia perso di efficacia, anche. Certamente siamo di fronte al mostro meno terrorizzante che la letteratura abbia mai partorito, perchè in fondo la creatura è un reietto, certamente il pensiero che sia un gigantesco e deforme rompicapo fatto di pezzi di cadaveri e la sua forza incontrollabile lo rendono inquietante, ma in realtà la sua vera natura di vittima della follia e del delirio d’onnipotenza di uno scienziato in competizione con Dio è palese ai più.
Era proprio questa la suggestione che voleva trasmettere l’autrice del romanzo originale, Mary Wollstonecraft Shelley, comprensione e pietà per la creatura, ma condanna per il creatore, nonchè la paura per un uso della scienza che in quegli anni stava sovverchiando le leggi della natura travalicavandole, siamo nel 1817 e nel mondo accademico e scientifico si stava facendo strada, attraverso la medicina, l’utilizzo di pratiche che per l’epoca definire poco ortodosse è un eufemismo, ma che avrebbero col tempo permesso, nel bene e nel male progressi scientifici indispensabili.
Nel romanzo è proprio da uno studente in medicina traumatizzato dalla morte della madre per una malattia all’epoca mortale, che nasce l’idea di creare l’essere perfetto, possente ed immortale, intoccabile da qualsiasi malattia, una creatura assemblata con pezzi di cadaveri e rianimata attraverso l’immissione di corrente elettrica all’interno delle membra così da rianimarne i tessuti ormai senza vita.
La follia presto prenderà il sopravvento e Frankenstein si troverà per le mani una mostruosa creatura deforme ben lontana dalle sue velleità di perfezione, creatura che abbandonerà al suo destino. Qui cominciano le differenze tra la creatura cinematografica e quella letteraria, il cinema ha trasformato la creatura parlante e senziente del romanzo originale divorata dal rimorso e dotata di una coscienza, in un mostro molto simile ad un bambino rabbioso incapace di controllare i propri istinti e senza una vera intelligenza, più che altro dotato di un istinto animale che prescinde la sua atavica origine umana.
Per quanto concerne la filmografia che più rappresenta il percorso cinematografico della creatura di Frankenstein risaliamo alle origini del mito citando il cortometraggio muto del 1910 Frankenstein, dagli anni ’30 in poi una vera escalation di titoli, tra cui Il figlio di Frankenstein (1935) che vede Boris Karloff nei panni della creatura e il classico La moglie di Frankenstein di James Whale del 1935.
Da La maschera di Frankenstein (1957) di Terence Fischer si inaugura un lungo sodalizio tra questo regista e la creatura, il regista realizzerà anche La vendetta di Frankenstein (1958), La maledizione di Frankenstein (1967), Distruggete Frankenstein! (1969) e nel 1974 Frankenstein e il mostro dell’inferno. Da segnalare anche i crossover che vedono la creatura scontrarsi con altre icone horror, tra i titoli più famosi Frankenstein contro l’uomo lupo del 1943 e l’ispanico Dracula contro Frankenstein di Jesus Franco datato 1971. Da non dimenticare il recente Van Helsing che vede addirttura il conte Dracula e l’Uomo lupo recitare al fianco di una creatura rivisitata per le nuove generazioni.
Completiamo questa veloce carrellata segnalando il B-movie di Roger Corman del 1990 Frankenstein oltre le frontiere del tempo e naturalmente il più fedele al romanzo originale, quel Frankenstein di Mary Shelley diretto da Kenneth Branagh con un grande Robert De Niro nei panni della creatura. Chiudiamo in bellezza e con un sorriso citando la parodia horror più riuscita di sempre, la comedy perfetta che ha dato nuova linfa al mito del mostro di Frankenstein, Frankenstein Jr. di Mel Brooks.