Emir Kusturica ci ha abituato a vedere e ascoltare storie. In parte sono autobiografiche, in parte no. Succede anche in Lungo la Via Lattea, trasposizione cinematografica del suo romanzo edito per Feltrinelli.
Amore e guerra si intersecano lungo un percorso che racconta la sua ex Jugoslavia, quella in cui il regista è nato. Quella di bambini innocenti, divenuti troppo presto adulti, che coltivano ancora la speranza di poter sognare. Ma che spesso si ritrovano, sin dalla tenera età, a vivere la vita con un disincanto proprio dei più saggi uomini della terra.
C’è la storia di Kosta, un ragazzo che va a prendere il latte a bordo di un asino preso in prestito dai soldati della caserma di Uvijeće (Erzegovina): e, a ben vedere, non è come scendere di casa a Roma o Milano perché per tornare a casa con il latte Kosta dovrà schivare pallottole e campi minati. Lungo il cammino, qui l’intersezione tra amore e guerra, incontra la bellissima Mlada. Lei, un p0′ come Penelope al tempo di Omero, aspetta: aspetta che dalla guerra torni l’uomo che dovrebbe prenderla in sposa. Ma nel frattempo si innamora di Kosta, in uno scenario apocalittico dove le stragi sono all’ordine del giorno e si attaccano all’anima.
Da questo e altri racconti nasce Lungo la Via Lattea: Kusturica ne è al contempo regista e protagonista insieme con Monica Bellucci.
Il film ha già fatto discutere molto. C’era chi si aspettava di vederlo a Cannes, ma non approdò sulla Croisette. Secondo i più informati la ‘colpa’ di questa assenza era da attribuire alle posizioni del regista, schieratosi con Putin e Hilary Clinton. Ma Kusturica smentì tali voci affermando che al tempo della selezione dei film per la kermesse francese, la sua nuova opera non fosse ancora pronta.
Così, eccolo all’edizione numero 73 del Festival del Cinema di Venezia.