Oggi nella sezione CinemaXXI del Festival internazionale del film di Roma proiezione per la pellicola indiana Tasher Desh diretta da Kaushik Mukherjee alias Q, regista e leader di una delle principali band di Ska in India. Dopo il salto trovate ulteriori dettagli sul film, un trailer e una galleria fotografica con immagini del red carpet della premiere.
Naufragati su un’isola da sogno, il principe e il suo amico si imbattono in una strana società. Gli isolani sono tutti soldati che si fanno chiamare Carte, e vivono secondo leggi che bandiscono ogni comportamento umano. Quando una fazione violenta di isolani cattura i due stranieri e li conduce a corte, essi suscitano l’ira delle Carte per essersi sottratti alle usanze del tribunale. Sono dichiarati colpevoli e messi al bando. Prima di andare via, il principe chiede di poter parlare un’ultima volta, e ne approfitta per sussurrare a alcune donne Carta il messaggio di liberazione che gli ha rivelato il suo angelo custode. Di lì a poco nella terra delle Carte si manifesterà per la prima volta il dissenso…
Tagore scrisse Tasher Desh come un utopico gesto fittizio in opposizione a un clima di violenti disordini. L’India viveva una fase di formazione dell’identità individuale e collettiva, nel tentativo di affrancarsi dalla storica oppressione e di creare una società moderna. Tagore colse l’occasione per raccontare una storia talmente lontana dalla realtà da obbligare l’ascoltatore a essere obiettivo. Il film non è un rifacimento del racconto, piuttosto è una riflessione sulla mia visione del mondo attuale. L’India sta cambiando radicalmente, in parallelo alle politiche mondiali, e questi cambiamenti sono indotti essenzialmente dalla violenza che è parte integrante del sistema. Tasher Desh simbolizza la vittoria di una forma pagana di purificazione rituale attraverso l’amore e il riconoscimento del sé in una società postmoderna. È un’immagine dell’uomo reso puro dalla donna. Tagore era un vero romantico, e ho cercato di trasporre la sua sensibilità nella confusione del nostro tempo. Un mondo violento dove non si vede violenza, una favola senza fantasie e artifici. Ho cercato di rimanere il più possibile fedele all’idea originale. È una storia che, in fin dei conti, parla di rivoluzione e di magia. E io credo fortemente in entrambe. [Kaushik Mukherjee]