L’Italia trionfa alla sessantaseiesima edizione del Festival di Berlino. L’Orso d’oro, infatti, è andato a Fuocoammare, nuovo evocativo documentario diretto da Gianfranco Rosi. A incensarlo e conferirgli la vittoria è una prestigiosa giuria internazionale capitanata da Meryl Streep e composta da Clive Owen, Alba Rohrwacher, Lars Eidinger, Malgorzata Szumowska, Nick James e Brigitte Lacombe.
Senza dubbio parliamo un nuovo importantissimo riconoscimento per l’autore, che nel 2013 aveva già conquistato il Leone d’oro veneziano con Sacro Gra. A bocca asciutta, invece, altri titoli particolarmente apprezzati dalla critica internazionale come Midnight Special di Jeff Nichols.
Tutti i vincitori
Ecco gli altri riconoscimenti al termine di questa edizione del Festival:
Orso d’oro al miglior film: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
Gran premio della giuria: Death in Sarajevo di Danis Tanovic
Alla vigilia della commemorazione del centenario dell’inizio della prima guerra mondiale (1914) un reporter televisivo chiuso nella sua camera ripassa il discorso dell’indomani mentre nell’albergo si prepara uno sciopero.
Premio Speciale Alfred Bauer: A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz
Immagini in bianco e nero di grande suggestione visiva ma anche dialoghi capaci di ricostruire un passaggio storico (l’arrivo degli americani) destinato a pesare nel futuro del paese (le Filippine).
Miglior Regia: Mia Hansen-Løve per L’avenir (Things to Come)
Isabelle Huppert professoressa di filosofia di mezza età perde il marito che se ne va con una più giovane collega, la madre muore e viene chiusa dall’editore la collana che dirige. Ma dalle ceneri si può sempre risorgere se si ha carattere. Figura femminile in rivolta raccontata con passione, sensibilità e rigore cinematografico.
Miglior Attrice: Trine Dyrholm per Kollektivet (The Commune)
Miglior Attore: Majd Mastour per Inhebbek Hedi (Hedi)
Miglior Sceneggiatura: Tomasz Wasilewski per Zjednoczone stany miłości (United States of Love)
Miglior Contributo Artistico: Mark Lee Ping-Bing per la fotografia di Chang Jiang Tu (Crosscurrent)