Il palcoscenico internazionale del Festival di Cannes quest’anno ha consacrato come miglior attore in La nostra vita di Daniele Lucchetti il nostro Elio Germano, che non solo viene accostato al veterano Javier Bardem con cui condivide ex-aequo la miglior interpretazione maschile, ma rompe il lungo digiuno che durava dal lontano 1987, anno in cui il grande Marcello Mastroianni conquistò la giuria della kermesse francese con il ruolo di Romano nella pellicola russa Oci ciornie di Nikita Mikhalkov.
Che Germano fosse destnato a diventare uno dei talenti di punta del cinema italiano era ormai solo una questione di tempo, ben pochi sono gli attori che si possono confrontare con il talento genuino dell’attore romano, tra questi Stefano Accorsi e Riccardo Scamarcio, dal collega li separano in entrambi i casi dieci anni e la diversa provenienza geografica, mentre se cerchiamo tra i talenti provenienti dalla Capitale vengono alla mente subito Valerio Mastandrea e Kim Rossi Stuart entrambi più grandi di Germano di qualche anno e con molti punti in comune a livello di recitazione con il collega, vedi una certa spontaneità nel porsi di fronte alla macchina da presa, naturalmente talento ancora in via di definizione e alla ricerca di una propria identità, tra i coetanei citiamo anche Nicolas Vaporidis.
Elio Germano nasce a Roma il 25 settembre 1980, il debutto sul grande schermo lo vede appena dodicenne vestire i panni di Andrea Cecconi nella commedia scritta e diretta da Castellano e Pipolo Ci hai rotto papà, seguiranno un corso teatrale di tre anni frequentato in concomitanza con il liceo scientifico, sino al 1999 anno in cui ci sarà il film ed il regista che lo porteranno a preferire la carriera cinematografica a quella teatrale, il film decisivo sarà Il cielo in una stanza e il regista Carlo Vanzina.
Il percorso post-Vanzina è fulmineo, in una manciata d’anni Germano si confronta con grandi attori e grandi registi, tra le molte pellicole interpretate lo vediamo con Abatantuono e Castellitto in Concorrenza sleale di Scola, accanto a Silvio Muccino in Che ne sarà di noi di Veronesi, con Riccardo Scamarcio e Kim Rossi Stuart in Romanzo Criminale di Placido, senza dimenticare le pellicole più recenti, in coppia con il Filippo Timi di Vincere in Come Dio Comanda di Salvatores, con Mastandrea in Tutta la vita davanti di Virzì e in una delle sue migliori interpretazioni proprio diretto dal Lucchetti di La nostra vita, l’irrequieto e confuso Accio di Mio fratello è figlio unico, ruolo che gli valse nel 2007 un David di Donatello come miglior attore protagonista.