Oggi vogliamo ricordare una saga che ha rappresentato per la fantascienza un punto di riferimento e per il make-up cinematografico un vero spartiacque per quanto concerne il trucco prostetico e l’applicazione di make-up speciale.
Ne Il pianeta delle scimmie del 1968 Il truccatore John Chambers, che per l’occasione ricevette un Oscar alla carriera, divenne un pioniere nel campo del make-up, le sue maschere utilizzavano materiali che permettevano una perfetta aderenza al viso dell’attore e lasciavano una certa libertà d’espressione che permise ad ogni singolo attore del cast di personalizzare il proprio alter-ego scimmiesco dandogli la giusta caratterizzazione antropomorfa che richiedevano le varie razze di questi prodotti di un’evoluzione alternativa.
L’incredibile successo del film non solo risollevò le sorti della 20th Century Fox che in quegli anni non navigava in buonissime acque. ma figliò quattro sequel, un remake, una serie tv e una serie animata. Nelle varie interviste, gli attori ricordavano il disagio delle lunghissime ore di trucco e del problema di varie allergie ed intolleranze ai prodotti usati come le colle speciali per l’applicazione del trucco e i prodotti per toglierne i residui dal viso che risultavano parecchio aggressive.
Rick Baker, ispirato dal lavoro di Chambers, si specializzò negli anni sui primati, e prima di lavorare nel 2001 al remake Planet of the apes di Tim Burton, un sogno che rincorreva da anni, affinò la sua tecnica con Greystoke- la leggenda di Tarzan, Gorilla nella nebbia e il grande Joe. in questi film sviluppò una strabiliante commistione di make-up ed animatronica che ancora oggi rimane inarrivabile per realismo e innovazione.
Per il remake di Tim Burton ha preferito utilizzare tecniche da vecchia scuola, riducendo gli effetti digitali ai minimi termini permettendo al talento di Baker ed ai materiali di ultima generazione di omaggiare il pionieristico lavoro di Chambers.