Per i cortometraggi e in particolare per la produzione sci-fi, sicuramente uno dei più interessanti e prolifici filmaker italiani è il regista Fabio Salvati, nei suoi lavori si nota una genuina passione per il genere che gli permette di utlizzare stereotipi e punti di riferimento con una discreta padronanza, a cui si aggiunge un’indubbia conoscenza del mezzo tecnico, ed un’abiltà innata nel fare di low-budget virtù.
Uno schianto sul pianeta Eternity porterà il comandante della Corporazione Judd Renika (Philip borg/Filippo Borghi) a toccare con mano i devastanti risultati di alcuni esperimenti illegali sul continuum spazio-temporale.
Nonostante Echo sia uno dei primi lavori del regista, il terzo in ordine di realizzazione, ci è sembrato molto più efficace di Populous altro corto da noi recentemente recensito. Dopo un prologo hi-tech da manuale, doveroso quando si approccia la fantascienza su schermo, si viene catapultati, o in questo caso teletrasportati, in un coinvolgente episodio apocrifo di Star Trek, ma la cosa più interessante e che nonostante look, location e contenuti omaggino palesemente il classico televisivo di Roddenberry, tutto ha un’intrigante impronta personale.
Salvati aggiunge alla messinscena e allo script elementi tipici di molta fantascienza da piccolo schermo, con nobili contaminazioni letterarie che hanno figliato anche fascinosi ibridi, vedi la serie cult Ai confini della realtà. Paradossi e anelli temporali, alter ego dimensionali, i misteri sulla percezione umana della realtà, tutti elementi sfiorati, suggeriti e veicolati con indubbia originalità, cosa non facile quando si maneggia un solido background come quello del cinema di genere.
Tornerermo sicuramente a recensire i lavori di Salvati, per il momento non possiamo che ribadire come anche in questo corto si percepisca una passione per il genere che va oltre la messinscena e le indubbie capacità tecniche, elementi che danno al lavoro di questo regista un surplus di credibilità.