Si è spenta ieri in un’ospedale di Parigi all’età di settantanove anni l’attrice Annie Girardot protagonista e testimone di un cinema italiano non poco rimpianto che l’ha impressa a fuoco nella memoria di tanti cinefili, ma anche di un’intera generazione di spettatori che la ricorderanno accanto ad Alain Delon in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, set dove la Girardot conoscerà il suo futuro marito, l’attore Renato Salvatori.
A portare via l’attrice una malattia terribile e impietosa come l’Alzheimer che trasforma i ricordi in scritte sbiadite, ma in qualche modo conservate nella memoria collettiva grazie ad una carriera intensa e luminosa che l’ha vista esordire in patria nel 1955 con Tredici a tavola di André Hunebelle, per poi affiancare Jean Gabin nel suo primo Commissario Maigret (1958) e recitare poi per gli italiani Visconti (Le streghe), Corbucci (Il giorno più corto), Monicelli (I compagni), Ferreri (La donna scimmia) e i fratelli Taviani (Il fuorilegge del matrimonio), senza dimenticare tanti maestri d’oltralpe come Lelouch (Vivere per vivere).
Negli anni ’70 la Girardot si dedicherà quasi esclusivamente al cinema francese con solo due trasferte italiane, nel ’75 per Citto Maselli (Il divorzio) e nel ’79 per Comencini (L’ingorgo-Un a storia impossibile). Negli anni ’80 sarà Rachele Mussolini accanto a Bob Hoskins ed Anthony Hopkins nel televisivo Io e il duce di Alberto Negrin e nel decennio successivo tornerà a lavorare con Claude Lelouch, vincendo un Cesar come miglior attrice non protagonista per I miserabili.
L’ultimo decennio l’ha vista segnata dall’incombente malattia recitare per Michael Haneke ne La pianista (2001) e in Niente da nascondere (2005), l’ultima apparizione dell’attrice su grande schermo risale al 2007 nel francese Christian di Elizabeth Lochen.