Prima di iniziare a vedere Dracula su Netflix, come sempre è giusto fare, si naviga il web per cercare feedback da parte di divoratori seriali che hanno già portato a termine la visione delle tre puntate presenti sulla piattaforma. Tralasciando i vari e aridi “Top”, “Bellissimo”, “Capolavoro” ci si imbatte inevitabilmente in ciò che da puro sentimento umano, negli anni, si è trasformato in un adagio obbligatorio per chi vive sui social: il paragone con il masterpiece.
“Bello ma… il Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola che picchiò il cane che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò non si tocca!”, declinato in varie varanti come: “Orribile, il vero Dracula è quello di Coppola” è ciò che recentemente abbiamo visto anche per il Pinocchio di Matteo Garrone, perché: “Esiste solo quello di Comencini”.
Ora, parlare di alto cinema significa parlare di bellezza, e quando c’è bellezza non si discute, ma restare su punti fermi senza argomentare significa fanatismo e assenza di spirito critico. Il Dracula su Netflix merita, e merita tanto, perché creare tre film distinti sotto un unico titolo e riuscire a farti fare numerosi salti sulla sedia, vincere nei dialoghi e creare un finale tutt’altro che scontato non è roba da poco.
Esiste il Dracula di Francis Ford Coppola, è vero, ma la storia ricorda anche Bela Lugosi e Lon Chaney Jr, ma anche quello strano Nosferatu che ancora oggi è l’esempio del cinema gotico per eccellenza. Esiste, oggi, anche quel Dracula su Netflix capitato nel posto giusto al momento sbagliato, ovvero quando troppi fruitori hanno il canone fissato nel cervello e si privano del diletto di godersi una novità.
Perché il Dracula su Netflix è questo, una novità ispirata al classico. Non è sempre accettabile, è vero, che gli sceneggiatori cerchino di vestire di contemporaneo un soggetto che si colloca invece nel passato remoto – vedasi Bates Motel – ma ciò che Steven Moffat e Mark Gatiss avevano già fatto in Sherlock e Jekyll oggi si ripete, e nel bene e nel male fa parlare di sé perché tutti – anche chi lo demolisce – lo trovano oggettivamente interessante.
Il Dracula su Netflix è la forza di un vampiro 2.0 che si guarda alle spalle e gioca l’astuzia dell’ironia dissacrante, del fascino del Male e del pulp del Bene: Claes Bang (Dracula) dimora e divora, viaggia nel tempo e assorbe le esperienze delle persone attraverso il loro sangue mentre Dolly Wells (sorella Agatha Van Helsing, Zoe Van Helsing) lo sfida a singolar tenzone in ogni sguardo e battuta, arrivando più volte a intimidirlo con la sua dialettica pungente e che renderebbe fiero il Tarantino più in forma.
Due interpretazioni, quelle di Bang e Wells, che reggono benissimo i tre episodi, seppur quest’ultima perda un po’ di mordente nell’ultimo episodio. Non fa niente, funziona lo stesso. Ottima la fotografia e ottimo il ruolo che David Chevalier interpreta, quel Jonathan Harker al quale riusciamo ad affezionarci e verso il quale riusciamo anche a provare disgusto.
Tre episodi: il Dracula su Netflix inizia da Bram Stoker e arriva dritto a noi alla fine (tranquilli, se non lo avete visto sappiate che non c’è spoiler qui), ed è un viaggio per cui vale la pena mettersi comodi con il proprio sacchetto di patatine e una bibita, possibilmente con un crocifisso che ciondola dal collo.