Assistiamo ad una settimana della frenetica e iperattiva vita di Ben (Robert De Niro), affermato produttore cinematografico che si divide tra la sua complicata e confusionaria vita privata, ben ha due ex-mogli, con una di una di esse, la dolce Kelly (Robin Wright penn) l’uomo ha un bel rapporto di complicità, ed una figlia adolescente, Zoe (Kristen Stewart), che cresce in fretta e di cui l’uomo non conosce assolutamente nulla.
Ben si barcamena tra la vita reale della sua famiglia ed il surreale e incontrollabile mondo dello star-system, folle e autoreferenziale, i cui protagonisti, i famigerati ed egocentrici attori e registi hollywoodiani vivono completamente scollegati dalla realtà, in un edulcorato paese delle meraviglie fatto di assurde pretese contrattuali e integrità sacrificate sull’altare di compensi milionari.
Tra i bizzarri personaggi che ben dovrà affrontare in questa lunga e tortuosa settimana c’è il pedante, irascibile e avido Bruce Willis che non fa che creare problemi al povero produttore sempre pronto a mediare le sue incessanti ed assurde richieste con ulteriori bonus in denaro che tranquillizzano l’ego ed il conto in banca della bizzosa star.
Altro talento da domare è l’attore Sean Penn che incarna l’integrità ed il sacro fuoco dell’arte che anima il cinema d’autore e la sua ferma contrapposizione alle esigenze dello show-biz. Il suo ultimo film, che sta per essere presentato a Cannes, è stato accolto malamente dal pubblico durante le famigerate proiezioni di prova che che creano ansia a più di un regista, e Ben ha chiesto a lui ed al regista del film di cambiare, o al limite addomesticare, almeno il folle e grottesco finale della pellicola, scatenando le ire di quest’ultimo prontamente appoggiato dalla star.
A mediare questi incontri/scontri la figura chiave di Hollywood, almeno all’pparenza, l’agente delle star, in questo caso un irresistibile John turturro che soffre di disturbi piscosomatici ed è terrorizzato dai suoi stessi clienti, insomma una Hollywood quella descritta da Barry Levinson che sembra un gigntesco e colorato manicomio da operetta.
Con Disastro ad Hollywood il regista Barry Levinson usa l’autoironia e la consapevolezza di alcuni attori della mecca del cinema per raccontarcene il lato più fuori di testa e scomodo, aiutato da un Robert De Niro in gran forma e due star come Sean Penn e Bruce Willis che dell’ironia e dell’anticonformismo hanno fatto la loro bandiera.
Il film funziona solo in parte, divertenti le varie gag verbali, le caricature dei protagonisti, l’atmosfera un pò fuori di testa che si respira per tutta la perllicola, ma quando Levinson deve spingere sui vizi di una certa Hollywood, quando è il momento di affondare il fendente che porta alla riflessione inconscia che nasce spontanea dopo una grassa risata, smorza i toni e porta il tutto ad un livello produttivamente corretto, e come spesso accade tutto finisce a tarallucci e vino.