Promette più che bene “12 anni schiavo”, il nuovo film di Steve McQueen, che uscirà al cinema il 20 febbraio, in virtù della distribuzione di BiM.
La pellicola è tratta a partire da una storia vera e, a dir poco, incredibile. Quella di un uomo che effettua la sua dura lotta per la sopravvivenza e per la libertà.
Siamo negli Stati Uniti. Sono gli anni in cui non si è ancora in un clima bellico. Quelli che hanno preceduto cronologicamente la guerra civile americana.
Qui, un signore di nome Solomon Northup (interpretato da Chiwetel Ejiofor), vive la sua storia. Solomon è un nero nato libero nel nord dello stato di New York, che viene rapito e venduto come schiavo. Un evento che ‘sconvolge’ per sempre la sua esistenza.
Solomon, dal giorno del suo rapimento prima e dal giorno della sua vendita in un secondo momento, dovrà misurarsi quotidianamente con un universo feroce in cui regna solo ed esclusivamente la crudeltà.
Il film restituisce perfettamente questo clima. Basti pensare al perfido mercante di schiavi che viene interpretato da Michael Fassbender.
Poi, però, c’è sempre una sorta di rovescio della medaglia. Un fortunoso approdo di salvataggio.
Le persone che stanno nei dintorni, infatti, sono a volte anche protagoniste di rari gesti di inaspettata gentilezza. Così, Solomon si sforza di sopravvivere senza smarrirsi e senza farsi rubare l’unica cosa che gli è rimasta: la cosa più importante, quella che difficilmente possono strappare a un uomo. La sua dignità.
Nel dodicesimo anno della sua incredibile epopea, avviene l’incontro tra Solomon e un abolizionista canadese (interpretato dal sempre ottimo Brad Pitt).
Questo incontro cambierà per sempre la vita di Solomon Northup.
“12 anni schiavo” è senza ombra di dubbio uno dei film che (secondo le previsioni) dovrebbero fare maggiormente incetta di Oscar.
C’è tuttavia da fare una precisazione, o meglio gli ‘scongiuri’. Ultimamente le storie che legano gli Usa allo ‘Schiavisimo’ non hanno entusiasmato gli ‘Academy Addicted’. Basti pensare al caso – “Lincoln“. Il film con Daniel D. Lewis, l’anno scorso, fece incetta di nomination. Ambientato proprio nel periodo dello ‘Schiavismo’, volto a rappresentare la battaglia del celebre presidente americano nei confronti di questa grave forma di oppressione, non ottenne poi la fortuna desiderata in termini di ‘Statuette’.