Maurizio Ponzi torna sul grande schermo con una storia corale in cui tre coppie si confrontano con l’obiettivo della casa, un argomento sociale che non manca nel quotidiano popolare italiano: Ci Vediamo a Casa è arrivato nelle sale cinematografiche italiane dopo un lungo periodo di gestazione e -forse- le ragioni di rallentamento della pubblicazione della pellicola (non è noto il motivo ufficiale per cui ci sia stato uno slittamento di diversi mesi dalla previsione iniziale dell’uscita al cinema) potrebbero risiedere nella sua struttura narrativa piuttosto particolare.
I dialoghi sono semplici e i personaggi principali accoppiati (Ambra Angiolini/Vilma con Edoardo Leo/Franco, Myriam Catania/Gaia con Giulio Forges Davanzati/Stefano e Nicolas Vaporidis/Enzo con Primo Reggiani/Andrea) sono alcuni elementi che potrebbero attrarre un certo tipo di pubblico, non dimenticando che nel cast popolare appaiono Antonello Fassari nel ruolo di Giulio e Giuliana De Sio come la madre di Enzo.
Se non si pretende di sedersi in poltrona e gustare di un film d’autore, un titolo che lasci il segno, allora Ci Vediamo a Casa può rientrare nei propri gusti; in caso contrario, la prima scena sembra mostrare un film diverso da come si sviluppa in seguito, non ci si potrebbe aspettare una composizione simile, per non parlare della storia omosessuale: due attori che non riescono nemmeno a inscenare un bacio di scena…
Parlassimo di attori esordienti, poi. Al contrario, il contributo di Giuliana De Sio è rilevante e da un minimo di movimento alla storia, mentre il ruolo di Giulio relega l’attore Fassari a un triste passaggio nelle vite di Vilma e Franco, un escamotage, un benefattore interessato.
Concludiamo con la vicenda di Gaia e Stefano, giovanti rampanti alle prese con la vita; in realtà, viene da chiedersi dove sia l’anima di questo film, perché ha una struttura e una forma, ma a due dimensioni: l’assenza di profondità non permette allo spettatore di percepire la prospettiva e il contenuto, un messaggio – semmai ci fosse.
L’articolazione delle tre storie (che non si intrecciano se non per un punto in cui un luogo accomuna le tre coppie, non a caso la chiesa-la casa di Dio) è complicata e confusa, mentre gli stereotipi sono delineati e coerenti con i cliché tipicamente classisti.
Non c’è niente di male a dar voce a personaggi che si ergono a rappresentazione della realtà sociale, ma non c’è stratificazione né sentimento, si avverte un profondo senso di cinismo, come dire:
E si accontentarono di vivere mal accompagnati e poco contenti in una casa riciclata.
Note di Produzione: Maurizio Ponzi è tornato alla regia di un lungometraggio dopo 12 anni da A Luci Spente, con Ci Vediamo a Casa che ha ricevuto il sostegno dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con credito d’imposta; la canzone principale del film è l’omonima Ci Vediamo a Casa di Dolcenera, presentata all’ultimo Festival di Sanremo a cui avrebbe dovuto seguire l’uscita nei cinema del titolo, inaspettatamente posticipata al 29 novembre.