Il mostro di Frankenstein: il lato oscuro della scienza

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Che la creatura riportata in vita dal barone Victor Von Frankenstein sia un’icona horror è indubbio, che col passar degli anni la sua forza abbia perso di efficacia, anche. Certamente siamo di fronte al mostro meno terrorizzante che la letteratura abbia mai partorito, perchè in fondo la creatura è un reietto, certamente il pensiero che sia un gigantesco e deforme rompicapo fatto di pezzi di cadaveri e la sua forza incontrollabile lo rendono inquietante, ma in realtà la sua vera natura di vittima della follia e del delirio d’onnipotenza di uno scienziato in competizione con Dio è palese ai più.

Era proprio questa la suggestione che voleva trasmettere l’autrice del romanzo originale, Mary Wollstonecraft Shelley, comprensione e pietà per la creatura, ma condanna per il creatore, nonchè la paura per un uso della scienza che in quegli anni stava sovverchiando le leggi della natura travalicavandole, siamo nel 1817 e nel mondo accademico e scientifico si stava facendo strada, attraverso la medicina, l’utilizzo di pratiche che per l’epoca definire poco ortodosse è un eufemismo, ma che avrebbero col tempo permesso, nel bene e nel male progressi scientifici indispensabili.

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Dead Space: tra horror, videogame e cinema interattivo

Con l’avvento del Blu-ray e delle consolle next-generation supportate dalla tecnologia ad alta definizione eccoci pronti per entrare definitivamente in quello che può essere definito cinema interattivo. Stiamo parlando dei videogames di ultima generazione che in un continuo scambio di concept, contenuti e personaggi si sta ibridando regalando al cinema un nuovo filone da sfruttare, permettendo a se stesso di assorbire atmosfere, e suggestioni di classici horror e sci-fi trasportando lo spettatore in un universo interattivo che ne aumenta esponenzialmente l’esperienza sensoriale,

Dead Space arriva come il prototipo dei nuovi videogames, e non stiamo parlando solo di un’evidente evoluzione estetica ma bensì di un coinvolgimento ed una interattività che erano cominciate con videogames come Resident Evil e Silent Hill e stanno raggiungendo nuove frontiere nel campo dell’entertainment videoludico.

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Necronomicon: il libro dei morti tra cinema, letteratura e leggenda

Il Necronomicon è ormai leggenda, tra i cultori dell’occulto, gli amanti dell’horror e gli ammiratori dello scrittore H.P. Lovecraft con il suo immaginario fatto di dimensioni parallele e abominevoli mostruosità pronte a sconfinare se evocate con parole e riti appropriati.

L’autore presunto del libro originale (Lovecraft ha sempre affermato di averlo inventato di sana pianta), considerato maledetto e ormai introvabile, se non frammentato in tante parti ognuna delle quali di dubbia origine, è un poeta arabo di nome Abdul al-Azhred, musulmano, ma in segreto adoratore di divinità pagane chiamate Yog-Sototh e Cthulhu.

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La cosa: Carpenter vs. Hollywood

In principio c’era un piccolo cult di fantascienza anni ’50, La cosa da un altro mondo di Howard Hawks e Christian Nyby, una pellicola che ancora oggi gode di una certa atmosfera. Carpenter ha sempre amato questo film, profondamente, visceralmente e ne ha fatto una rilettura tesa e paranoica.

Certo che girare questo film è stato per Carpenter un vero tour de force produttivo, il cast è funzionale e convincente, su tutti l’attore feticcio di Carpenter il grande Kurt Russell, qui al top delle sue interpretazioni, minimalista  e coinvolgente, poi ottimi caratteristi di contorno e una landa di ghiaccio che sovrasta il microcosmo umano e alieno creato dal regista.

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Cabal: il sogno di Clive Barker

Oggi vogliamo ricordare un progetto che negli anni ’90 vide collaborare Clive Barker e David Croneneberg, per trasporre su pellicola uno degli incubi più ambiziosi dello scrittore/regista, Nightbreed, uscito in Italia con il titolo di Cabal.

Cabal narra le vicissitudini del giovane Aroon boone (Craig Sheffer), ossessionato da incubi ricorrenti e dalla leggenda di una misteriosa città popolata da mostri, Midian, il cui ingresso è celato in un antico cimitero. I suoi sogni sono popolati da mostruose creature che sembrano volergli indicare l’ingresso della città, Boone si sente parte di quel mondo e farà di tutto per trovarne l’ubicazione.

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Evil Dead Trilogy: cronaca di una metamorfosi artistica

Se le famiglie che affollano le proiezioni del cinefumetto Spiderman, del regista Sam Raimi dessero un’occhiata alla trilogia di Evil Dead gli si drizzerebbro i capelli in testa, alla vista della follia e dell’eccesso che i tre piccoli cult, ognuno in maniera completamente diversa, riservano allo sprovveduto spettatore che si inoltra nel folle mondo splatter del geniale regista.

Tutti i fan dell’horror più viscerale e dissacrante sono consapevoli, chi più chi meno, come il primo Evil Dead, distribuito in Italia con il titolo La casa, conquistò una’intera generazione di horrormaniaci con quella nottata fatta di demoni e libri in pelle umana, zombi ed amputazioni, foreste viventi e follia visiva allo stato puro.

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H.R. Giger: tra arte, incubi ed horror

Descrivere i lavori di Giger è cosa alquanto ardua, la loro forza e visionarietà sono esperienze da provare, i suoi incubi biomeccanoidi, come li definisce lui stesso, che sembrano aver ispirato l’immaginario di registi come David Croneneberg, lasciano perplessi perchè inquietanti e pregnanti con i loro espliciti riferimenti sessuali e una commistione di fascino-repulsione che innescano negli animi più sensibili.

Il cinema si è nutrito, secondo noi mai abbastanza, delle opere di questo artista che ha dato forma all’incubo dell’alieno parassita della saga di Alien e alla letale aliena SIL in Species-specie mortale alla perenne ricerca di corpi umani con cui accoppiarsi e procreare una nuova stirpe di ibridi umano/alieni per ripopolare la Terra.

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The monster maker: tributo a Stan Winston

Il 15 giugno del 2008, nella sua casa di Los Angeles muore Stan Winston, un vero maestro ed artista che ha nutrito i nostri incubi di adolescenti popolando l’immaginario cinematografico degli ultimi trent’anni di mostruose creature mitologiche, alieni letali, supereroi da cinefumetto e implacabili cyborg sterminatori.

Qualche nota biografica:

Stan Winston nasce il 7 Aprile 1946 a Richmond (Virginia-USA), una lunga gavetta per Stan, fino al suo approdo nel 1969 ad Hollywood dove la Disney si accaparra il talento di questo giovane make-up artist che comincia a sperimentare materiali e tecniche innovative, fino ad avvicinarsi all’animatronica, una tecnica che utilizza veri e propri robot comandati a distanza da un corposo team che gli da movenze ed espressioni tramite una avanzatissima tecnologia e che ha permesso a stan winston, ed al suo gruppo di lavoro di creare personaggi che rimarranno nella storia del cinema.

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Haunted mansion: in America il terrore è dal vivo

Quest’oggi vogliamo parlare di un vero e proprio fenomeno che negli States è diventato una mania, le Haunted mansion, attrazioni horror che lasciati i confini dei parchi a tema  si sono moltiplicate in tutti gli Stati Uniti, arrivando sebbene in una forma più casareccia anche in Europa.

In principio c’erano i Luna park itineranti, quelli con i tunnel dell’orrore con vagoncini su binari, mostri di cartapesta, pipistrelli di gomma, nebbia artificiale e manichini a scomparsa, poi l’evoluzione ha portato questo genere di intrattenimento nei parchi a tema, come Disneyland che con la sua Haunted mansion diverte e spaventa ogni anno una mole incredibile di visitatori, ma è un brivido edulcorato e politicamente corretto, così alcuni geniacci americani, che fanno dell’entertainment virtù hanno tirato su delle vere attrazioni altamente tecnologiche dove una serie di giovani e volenterosi attori sotto chili di make-up cercano ogni anno di spaventare milioni di avventori.

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Jason Voorhees & soci: professione Boogeyman

Certo che fare il Boogeyman è un mestieraccio, nottatacce insonni a sbirciare da piccoli armadi a muro o infilati sotto lettini angusti, impegnati a far scricchiolare il pavimento o a mostrare  un fugace squardo o solo uno spicchio d’ombra, così da poter far urlare il pargolo o la ragazza di turno con relativo accorrere dei genitori.

E poi quando vorremmo saltar fuori brandendo il nostro coltellaccio d’ordinanza ben affilato, e sfoggiare tutto il repertorio di mostruose espressioni e grugniti preparate con cura per tutta la giornata, dobbiamo per contratto sparire dal nostro amato ed oscuro nascondiglio, così che i genitori di turno possano tranquillizzare la prole mostrandogli che l’uomo nero non esiste, che non c’e nessuno nell’armadio, che nessuno è in attesa sotto il letto pronto, non appena la notte cala e luci si spengono, a strisciare fuori per divorare piccoli e teneri marmocchi o affettare con dovizia giovani e urlanti teenager.

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The ring & Co.: storie di fantasmi orientali-Parte seconda

La Corea, in questi ultimi anni si è fatta portatrice di una ventata di novità nel ristagnante panorama horror internazionale, i suoi autori sono fautori di un cinema elegante e cerebrale, ma che utilizza con efficacia visiva ed emotiva paure che provengono dalla paranoia e dalla psiche distorta.

Che si tratti di fantasmi più convenzionali, o di fantasmi figli di traumi e fobie inconsce, stavolta lo splatter ed il gore, sangue e violenza grafica, ben si accompagnano a questo cinema che è meno rarefatto di quello giapponese, e meno astratto e più fruibile di quanto a prima vista appaia, un cinema fatto di orrori tangibili partoriti dalla mente, ma decisamente ed efficacemente molto realistici.

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The ring & Co.: storie di fantasmi orientali-Parte prima

Il cinema orientale ha nutrito negli ultimi anni la nostra fame di brividi, che il cinema americano con le sue ultime produzioni non riusciva a soddisfare pienamente. Tutta la sequela di nuovi autori  orientali, in parte americanizzati quasi subito e riletti in decine di remake hanno fatto dell’horror orientale un vero e proprio caso cinematografico.

Prima di tutto stabiliamo alcuni punti fermi, l’horror orientale lavora sull’inconscio e sulle paure ataviche che ci portiamo dietro fin dall’infanzia, che lo stile usato sia coreano, cinese, giapponese o thailandese, comunque si limita il gore e si spinge l’acceleratore su una serie di input sensoriali  e suggestioni che il regista sobilla negli spettatori utilizzando non l’effettaccio splatter classico od il sobbalzo dalla sedia tipico dei prodotti occidentali, ma inquietanti figure femminili dalle posture deformanti, effetti sonori ricercatissimi o ansiogeni silenzi, insomma inquietudini latenti che universalmente legano l’inconscio collettivo dell’uomo.

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Zombie goes to Hollywood: a volte ritornano…

Gli zombie nell’accezione comune del termine sono defunti riportati in vita attraverso riti che provengono dalla tradizione africana che affonda le proprie credenze in una sorta di commistione di magia e religione conosciuta come Voodoo, questi cadaveri sono riportati in vita tramite pozioni create da una sorta di sacerdoti che poi utilizzano questi ritornanti a proprio piacimento.

Il cinema ha poche volte ritratto gli zombie in questa veste, solo Wes Craven con il suo Il serpente e l’arcobaleno (1988), e a suo modo Lucio Fulci nel suo Zombi 2 (1979) tornano alle origini per raccontarci di misteriosi riti e strane cerimonie, ma non è questa l’immagine odierna dei cosiddetti morti viventi.

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Fanta-horror: terrore dallo spazio profondo

Per fanta-horror si intende convenzionalmente un film horror con una dimensione fortemente fantastica, non ancorata alla realtà, dove il fantasy o la fantascienza ne contaminino la veste originale, nel caso di questo articolo vorrei porre l’accento su quando la fantascienza classica si nutre dell’horror ibridandosi in maniera piacevolmente terrificante ed ansiogena.

Il primo titolo che viene in mente quando si descrive questo mix di generi è  sicuramente Alien (1979), non si può non usare come punto di  riferimento il capolavoro di Ridley Scott che con il suo alieno contaminante e mostruoso che utilizza corpi umani per depositare i propri zannuti cuccioli alieni, ha generato l’incubo fanta-horror per eccellenza.

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