Jack ha negli occhi quella che io definisco la fine delle certezze. E’ ironico che da uno sguardo così torvo e allo stesso tempo sardonico possa scaturire una forma di organizzazione così strutturata, a tratti apparentemente ossessiva.
Il modo in cui affronta il suo soggiorno all’Overlook ha un che di sornione all’inizio, sembra che in qualche modo venga sospinto dall’inerzia del suo passato, di quelli che sembrano solo “errorucci”, macchie delebili di trascurabile entità.
La cascata di sangue che imbratta la mia mente mentre lo guardo esplode all’improvviso sulla mia faccia. Io serro le labbra, le stringo il più possibile perchè niente di quello schifo entri dentro di me. Poi capisco che tutta quella repulsione è dovuta al fatto che tengo gli occhi chiusi.