Mark Herman: l’Inghilterra che sogna

Mark Herman, regista inglese dalla non prolificissima filmografia, classe 1954, studia cinema in due prestigiose scuole inglesi, la National Film School e la Leeds polytechnics, il suo primo lungometraggio Tutta colpa del fattorino (1992) è una commedia dai toni farseschi interpretata da Dudley Moore e Bryan Brown, un’opera sopra le righe, ben recitata, ma alla continua ricerca di un equilibrio, un film riuscito a metà, ma non dimentichiamo che è pur sempre un’ opera prima.

Già con la seconda pellicola, Grazie signora Thatcher (1996), Herman raggiunge quell’equilibrio tanto cercato, una commedia sul proletariato inglese che ha ancora voglia di sognare, una miniera chiude, molti lavoratori restano disoccupati, la passione per la musica, alcuni di loro suonano in una banda musicale, li porterà a realizzare un sogno, nonostante le traversie incontrate lungo il cammino.

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Vincent Garenq: tra commedia e impegno

al centro il regista Vincent Garenq

Vincent Garenq (nella foto, al centro), regista francese, classe 1966, autore di molti cortometraggi e documentari, studia alla scuola di cinema FEMIS, la sua palestra registica sono i documentari di viaggio, di cui diventa vero specialista, ma lavora anche come assistente di produzione per prodotti televisivi inglesi, americani e australiani.

I cortometraggi che lo faranno conoscere al grande pubblico sono Une vie à deaux (Una vita a due, 1992), Vita Sexualis (Vita sessuale,1993) e Demière seànce (L’ultima lezione, 2002).

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George C. Wolfe: da Broadway ad Hollywood

George C. Wolfe nasce il 23 settembre 1954 a Frankfort (USA), attore, produttore, ma principalmente regista.  Attore di teatro e scrittore per riviste letterarie lascia il liceo nel 1972, lo aspettano i riflettori di Broadway, dove intraprende una fruttuosa carriera di produttore ed autore, qui collabora alla realizzazione del grande successo Jelly’s Last jam e vince un il prestigioso Tony award per il suo lavoro in Angels of America.

La sua carriera è costellata di premi e riconoscimenti che ne testimoniano l’impegno artistico e professionale, alla domande sulla sua poliedricità artistica e sul come faccia a conciliare tutti questi impegni, lui risponde che il suo è un talento istintivo, non sa come, ma riesce a conciliare. e molto bene aggiungiamo noi, tutti questi ruoli grazie alla passione unita ad una totale dedizione per il proprio lavoro.

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Eran Riklis: Sguardi dal fronte mediorientale

Classe 1954, israeliano, attivo in campo cinematografico dal 1975, laureatosi in Inghilterra presso la Beaconsfield National Film school, sposato con due figlie, vive a Telaviv, ha al suo attivo numerosi spot pubblicitari, corti e serie tv.  Riklis esordisce nel 1984 con il suo primo lungometraggio On a clear day you can see Damascus , thriller a sfondo politico basato su fatti realmente accaduti. ma il suo debutto ufficiale è con Finale di coppa (1991) che lo impone all’attenzione della critica mondiale, i mondiali di calcio 1982 sono lo sfondo ed il pretesto per raccontare l’invasione del Libano da parte di Israele attraverso gli occhi di due soldati fatti prigionieri da un commando palestinese.

Finale di coppa verrà selezionato da molti festival, tra cui Berlino e Venezia, critica e pubblico apprezzeranno la leggerezza e la sobrietà di questo regista che racconta della guerra come quotidianità, A questo lavoro seguirà nel 1993 Zohar, biopic musicale su un  famoso cantante israeliano, che dai bassifondi raggiunge la notorietà ed il successo per poi distruggersi con la droga,  il film è un successo e campione d’incassi in Israele.

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Gabriele Salvatores: cineasta da romanzo

Prima di dare fondo alle notizie, e sono molte, raccolte per questa monografia, spendiamo due parole per uno dei più originali e spiazzanti registi italiani, Gabriele Salvatores, che con il suo Mediterraneo, ha rappresentato l’Italia nel mondo accaparrandosi un Oscar, ma non si è mai adagiato sul filone che lo ha così tanto gratificato, non ha soffiato su un fuoco per goderne fino all’ultimo il calore creativo, ma ha rischiato, esplorato, sperimentato generi, concetti, suggestioni, a volte con risultati discutibili, ma mai risultando banale, mai propinandoci una minestra riscaldata e in tempi pre-Gomorra, artisticamente aridi, ogni suo film innescava nuove domande, esplorava nuove strade, sempre con un’impronta registica immediatamente riconoscibile.

Salvatores nasce a Napoli il 30 Luglio del 1950, ma è Milano dove si trasferisce giovanissimo che lo forgia artisticamente, diploma al liceo Beccaria e poi il teatro, palestra di  anima e concetto, e Salvatores prima si iscrive all’Accademia del Piccolo Teatro, poi cresciuto e artisticamente maturo fonda il Teatro dell’Elfo è il 1972, dove saggia le sue capacità, dirigendo diversi spettacoli, che per contenuti e concezione visiva venivano allora definiti d’avanguardia, un’esperienza che porterà avanti fino al 1989.

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Scott Derrickson: Ultimatum ad Hollywood

Scott Derrickson è uno di quei registi poco conosciuti, ma dotato di una tecnica notevole nonchè di una predisposizione registica per il fantastico, genere in questo caso inteso nel più ampio significato possibile toccando cioè tutti i generi che ad esso si legano o che ne sono debitori, come l’Horror, il thriller sovrannaturale, o la fantascienza.

nel suo curriculum scolastico abbiamo  studi  di teologia, comunicazione e cinema presso la Biola university in California, seguiti da un master presso la USC School of Cinematic Arts, il suo esordio dietro la macchina da presa è con il cortometraggio Love the ruins, in veste oltre che di regista anche di produttore e sceneggiatore, e in questa tripla veste lo si vedrà in molti suoi lavori a testimoniare una totale e professionale preparazione che lo contraddistingue.

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Fabiomassimo Lozzi: tra cinema e teatro

Il cinema indipendente d’autore italiano, a volte può sembrare in cattive acque o moribondo, ma la sua forza motrice rappresentata da tanti autori, se ci permettete l’espressione, militanti è sempre in fermento, un fermento creativo che ogni anno ci permette di godere di opere di un certo spessore, come lo sono i film di Fabiomassimo Lozzi, duri, senza filtro, opere che scavano nell’intolleranza con la foga di chi vuol essere ascoltato, senza mai nascondere un messaggio d’amour fou sempre in superficie.

Lozzi vive tra Roma e Londra con il suo compagno Richard, laureato in metodologia della critica dello spettacolo è quello che possiamo definire un artista poliedrico, studia sceneggiatura, regia, scrittura teatrale, bagaglio tecnico notevole che utilizza appieno dietro la macchina da presa, sfornando opere eccelse dal punto di vista tecnico oltre che contenutistico.

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Peter Marcias: Lo sguardo della gente comune

Peter Marcias nasce ad Oristano il  5 Dicembre del 1977, regista dall’anima indipendente e dalla tecnica documentaristica, ama i progetti arditi e il racconto di strada, si potrebbe definire a livello cinematografico un viaggiatore, un cercatore d’immagini che fotografino la società, istantanee di volti e pensieri di vita vissuta, un indipendente dall’ottima capacità registica ed una perseveranza, visti i problemi a livello distributivo che affligono il cinema italiano, veramente ragguardevole.

Artisticamente Marcias, proviene dal mondo della pubblicità, ha girato vari spot, videoclip musicali e alcuni documentari, laureato in regia cinematografica, ha studiato sceneggiatura a Roma e Bologna, con insegnanti del calibro di Vincenzo Cerami, ha al suo attivo molti cortometraggi, tra cui ricordiamo La recita (2000), Il regalo (2001), L’alba (2002), Il canto delle cicale (2004), tutti cortometraggi partecipanti a vari festival internazionali.

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Rodrigo Garcia: Quello che le donne non dicono

Rodrigo Garcia, regista colombiano nasce a Bogotà il 24 Agosto 1959, figlio del celebre scrittore Gabriel Garcia Marquez, è uno di quei registi che conosce a fondo il mezzo tecnico oltre a quello artistico, la sua peculiarità registica ha l’anima del racconto corale, e una sensibilià che gli permette da uomo di raccontare le donne, senza stereotiparle, ma cogliendone con l’obiettivo l’anima più intima e le emozioni ben nascoste sotto la superficie, svelandone vizi e virtù, ma sempre con quel tocco elegante e fortemente caratterizzante.

Garcia si fa le ossa sul campo, i suoi esordi dietro la macchina da presa sono come operatore in film come il melo’ romantico II profumo del mosto selvatico, e la commedia Piume di struzzo, una palestra di un certo spessore, dove il regista esplora e approfondisce alcune tecniche di ripresa di cineasti  stilisticamente molto diversi tra loro come Alfonso Arau e Mike Nichols.

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I volti di Thomas McCarthy

Thomas Joseph McCarthy è un attore e regista americano classe 1966. Esordiesce nel mondo dello spettacolo negli anni Novanta, “saltando” in modo alternato dal cinema alla televisione. Inizialmente attore, lo abbiamo visto tutti in tanti film famosi, anche se non sempre in primo piano.

Dopo essersi diplomato nel 1988 presso la New Providence High School a New Providence, nel New Jersey, Thomas ha frequentato il Yale School of Drama. Presto iniziano le sue apparizioni sul grande schermo che, in un crescendo di successo, lo porteranno, in questi ultimi anni, alla regia.

Vi ricordate ad esempiodi Brad, nel film 30 Days, del 1999? Oppure preferite figurarvelo come il Dr, Bob Bank di Ti presento i miei. Nel 2005 lo troviamo due volte a fianco di George Clooney , ora impegnato nella realizzazione del film Good Night, and Good Luck, nel ruolo di Palmer Williams, e successivamente nel bellissimo Syriana.

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Mike Leigh: la classe operaia va in paradiso

Mike Leigh è il regista del quotidiano, come il collega Ken Loach testimonia lo svelarsi di una normalità che ci circonda, i personaggi dei suoi film sono gente comune, operai, casalinghe, impiegati, che ogni mattina al suono della sveglia affrontano i piccoli grandi problemi di tutti i giorni,le scadenze, i figli, la disoccupazione, la vita matrimoniale. Leigh non trasforma i suoi personaggi in eroi per caso o testimonia la loro metamorfosi in qualcosa di meglio, ne osserva i gesti, i pregi ed i difetti dell’essere umano calato in situazioni e ambienti dall’imbarazzante banalità, nessun sogno americano, ma solo ed esclusivamente british life.

Mike Leigh nasce a Manchester il 20 Febbraio 1943, la sua infanzia è influenzata notevolmente dal nonno fotografo, trasferitosi a Londra frequenta la London film school che grazie ad una vasta gamma di materie che comprendono pittura, recitazione, disegno e scenografia da al giovane Mike una formazione completa che gli permetterà un approfondito approccio al mestiere di regista.

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David Hackl: una vita accanto a Saw

Il suo nome è legato indissolubilmente a un altro, inquietante nome: Saw. Hackl ha infatti svolto il ruolo di designer di produzione e second unit director in Saw II, Saw III, e Saw IV. Dopo tanta fedeltà alla serie Saw, Hackl svolge il ruolo di regista per l’ormai prossimo Saw V.

Come production designer ha lavorato, oltre alla succitata saga, a film come Repo! The Genetic Opera , Outlander , Skinwalkers, Starhunter, Lexx, e Jerry and Tom.

Ha inoltre lavorato come direttore artistico in Mary Silliman’s War, mentre per la televisione ha collaborato a produzioni come Redemption: The Stan Tookie Williams Story o alla mini serie The Grid.

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Pasquale Falcone: Silenzio….si ride!

Pasquale Falcone nasce a Cava dei tirreni, uomo del sud ed istrionico artista, ha ricoperto vari ruoli nella sua carriera, dimostrando un eclettismo impressionante ed un senso del palcoscenico degno dei suoi più illustri conterranei.

Falcone nasce come cabarettista, da buon professionista scrive anche i testi dei suoi spettacoli tra cui ricordiamo gli esordi con lo show Silenzio…si ride! (1979) seguito da Scusi c’e’ posto? del 1981. Tra i suoi molteplici interessi non poteva mancare la radio in cui si esibisce con gallerie di surreali personaggi nelle trasmissioni Collage e Collage 2.

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Attilio Azzola: Caro diario…

Attilio Azzola, classe 1971, è un giovane cineasta al suo primo lungometraggio, ma se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo ben sperare. Il suo Diari oltre ad un gran successo di pubblico si è guadagnato a Cannes il prestigioso premio Ecrans Junior riservato al cinema che si occupa di tematiche giovanili. Chi meglio di un ragazzo può raccontare il mondo dei giovani, e Azzola lo fa con  stlie documentaristico e coinvolge tutti i giovani partecipanti alla pellicola in un vero e proprio stage pratico sul cinema.

Attilio Azzola ha una bella gavetta alle spalle più che altro basata su sceneggiature per cortometraggi, milanese, laureato in lettere, viaggia molto arricchendo il suo bagaglio artistico, Barcellona, New York, Sri lanka, appassionato di musica e danza, e come spesso ribadisce, di teatro, sua palestra principale, ed esperienza fondamentale per il lavoro di regista.

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