65ma Mostra del Cinema: dai Birdwatchers di Marco Bechis al ferragosto di Gianni Di Gregorio

Il primo giorno di settembre coincide alla Mostra del Cinema di Venezia, con la proiezione di altre due pellicole di casa nostra entrambe in concorso: Birdwatchers: La terra degli uomini Rossi, del regista Marco Bechis e Pranzo di Ferragosto diretto da Gianni Di Gregorio. Ieri intanto abbiamo assistito ai pareri contrastanti della stampa e del pubblico circa Il papà di Giovanna di Pupi Avati, mentre unanime l’entusiasmo per la pellicola d’animazione di Myazaki, Ponyo On The Cliff By the Sea: la pesciolina rossa protagonista del film ha conquistato tutti, meritandosi applausi a scena aperta. Doveroso il tributo al maestro Dino Risi, scomparso di recente con la proiezione della versione restaurata de I Mostri realizzata dalla Cineteca Nazionale: Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione in collaborazione con Sky Cinema, con tanto di scene inedite.

Sul Lido ieri è stato anche il giorno di Natalie Portman (assolutamente snob!), che ha ricevuto il premio Diamanti per il suo impegno umanitario, il riconoscimento viene assegnato ogni anno dall’associazione Kine’o, in collaborazione con San Pellegrino, fra gli altri premiati all’Hotel Des Bains, Elio Germano, Vittoria Puccini, Violante Placido, Alessandro Gassmann, Kasia Smutniak, Micaela Ramazzotti, il regista Riccardo Faenza e il produttore Aurelio De Laurentiis. Proprio oggi il cortometraggio Eve diretto dalla Portman inaugurerà la sezione Corto Cortissimo.

Primo settembre, si diceva, dedicato agli uomini rossi di Marco Bechis, una coproduzione italo-brasiliana dal nutrito cast: Abrisio da Silva Pedro, Alicelia Batista Cabreira, Claudio Santamaria, Matheus Nachtergaele, Ademilson Concianza Verga, Ambrosio Vilhava, Chiara Caselli, Fabiane Pereira da Silva. La vicenda, ambientata in Brasile nel Mato Grosso do Soul, racconta la ribellione degli indios contro lo strapotere dei ricchi proprietari delle piantagioni transgeniche.

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65ma Mostra del Cinema: il giorno di Pupi Avati

Alla Mostra del Cinema di Venezia è il giorno de Il papà di Giovanna, il nuovo film di Pupi Avati, con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi. Un viaggio nei meandri più reconditi dell’esistenza umana, dove la personalità di un padre viene messa in primo piano di fronte alle sciagure dell’amata figlia.

Michele è un pittore fallito il cui unico patrimonio è la figlia Giovanna, a cui dedica tutte le sue attenzioni nell’intento di crescerla con una buona educazione e istruzione. Un giorno la ragazza uccide per gelosia, la sua migliore amica, da quel momento la sua vita cambierà e sebbene riesca a evitare il carcere, si apriranno per lei le porte del manicomio essendo stata giudicata inferma di mente.

Un cast di notevole livello, con Silvio Orlando, dall’interpretazione maiuscola a cui si va ad aggiungere la piacevole sorpresa di Ezio Greggio in un ruolo diverso dai soliti, che ha saputo fare subito suo. Conferma il suo spessore artistico anche Alba Caterina Rohrwacher, astro nascente del cinema di casa nostra.

Da segnalare il grande successo di Gake no Ue no Ponyo film d’animazione di Hayao Miyazaki. Un lungo applauso di dieci minuti ha concluso la proiezione in anteprima per la stampa.

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65ma Mostra del Cinema: tutti pazzi per Charlize

Come definirla? Bella, incantevole, splendida ma anche dolce, disponibile, affatto presuntuosa, insomma in una sola parola diva! Charlize Theron, ha calamitato nella giornata appena trascorsa l’attenzione dei media alla Mostra del Cinema di Venezia e della folla che la attesa a lungo e con pazienza ieri sera in occasione della premiere del film in concorso che la vede come protagonista assieme a Kim Basinger assente al Lido, The Burning Plain.

Dopo lo spumeggiante esordio della kermesse cinematografica con due grandi e belli primi della classe, quali sono Brad Pitt e George Clooney, gioia del pubblico femminile, anche quello maschile ha potuto deliziarsi della vista di Charlize Theron, presente nel duplice ruolo di attrice-produttrice esecutiva dopo l’esperienza di Monster. Alla conferenza stampa c’era anche il regista del film Guillermo Arriaga, premio Oscar per la sceneggiatura di Babel, meritevole di menzione per almeno un altro lavoro: 21 grammi, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa.

The Burning Plain è una storia complessa dove 5 storie vissute tra gli Stati Uniti e il Messico si intersecano tra di loro nell’intento manifesto da parte del regista di rappresentare i quattro elementi aria, acqua, terra, fuoco. Obiettivo raggiunto a giudicare dalla reazione del pubblico.

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65ma Mostra del Cinema: spiccano Kitano e Pontecorvo

Dopo la cascata di immagini da quel della Cina, grazie all’evento olimpico anche la 65ma Mostra del Cinema di Venezia, si permea di fascino orientale, questa volta giapponese, grazie alla nuova pellicola in concorso Akires to kame (Achille e la tartaruga), del regista-attore di Hana-bi, Takeshi Kitano. Il film fa parte di una miniserie di tre inaugurata proprio dalla Mostra nel 2005 con Takeshis per poi proseguire l’anno scorso con Kantoku Banzai!.

Protagonista il mondo dell’arte e in particolare un pittore tal Machisu (Kitano stesso), la cui unica vera soddisfazione è riuscire a fare ciò che più gli piace, sebbene il destino non gli permetta di raggiungere il successo tanto agognato da artisti come lui, col passare del tempo e l’avvicinarsi della vecchiaia, i reiterati tentativi di vedere riconosciute le proprie opere lo porteranno a superare ogni limite. Kitano, pittore lui stesso, si diverte a commentare in maniera giocosa e dissacrante il campo artistico-pittorico, dando vita a un opera sicuramente degna di nota, non priva di risvolti drammatici.

“Volevo descrivere il mio conflitto come regista e personaggio televisivo, e stavolta volevo farlo tramite l’arte – commenta Kitano in conferenza stampa a Venezia – “Metto in scena il lavoro dell’artista e quello che lui esprime. Ho trattato il lato oscuro dell’arte, volevamo descrivere una storia davvero crudele, l’arte vista come una droga”.

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65ma Mostra del Cinema: trionfa il film dei Cohen e la coppia Clooney-Pitt

La 65ma Mostra del Cinema, iniziata ieri a Venezia possiede tutte le prerogative degli eventi destinati a lasciare ancora una volta il segno, le immancabili e perché no benvenute polemiche a fare da cassa di risonanza: secondo il giornale tedesco “Der Spiegel” troppi i film italiani in concorso, ma siamo in Italia no? Poi la parata di star e autorità che in serata sono sfilate sul red carpet prima della proiezione del grande protagonista della giornata odierna, dopo l’anteprima di ieri per la stampa e i vip, ovvero il film dei fratelli Coen.

Come in Non è un paese per vecchi, i due autori terribili Ethan e Joel, si cimentano in una dissacrante critica della società americana nella loro nuova opera Burn After Reading, presentata fuori concorso, dal cast di prima grandezza: Brad Pitt, George Clooney al mattino in conferenza stampa, poi nel pomeriggio a firmare autografi sul red carpet, a cui vanno aggiunti Frances McDormand anche lui a Venezia assieme a Tilda Swinton, il grande John Malkovich, Richard Jenkins, J. K. Simmons.

Una spy story divertente e dissacrante con l’immancabile, amaro fondo di verità, accolta dal fragoroso applauso del pubblico al termine della proiezione. La coppia Clooney-Pitt, quest’ultimo in particolare, non finisce mai di stupire calata in un ruolo non certo facile da interpretare: due emeriti idioti alla ricerca di denaro facile, un personal trainer e un ex bodyguard alla ricerca di quella fortuna, che la vita non gli ha mai veramente concesso.

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65ma Mostra del Cinema di Venezia: che la festa abbia inizio!

Corredata dalla scenografia del premio Oscar, Dante Ferretti, che vede al centro tre Leoni d’Oro in volo verso il nuovo Palazzo, prende il via oggi a Venezia la 65. Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

L’edizione di quest’anno, che pone una particolare attenzione verso le produzioni di casa nostra, prevede cinque sezioni: Venezia 65, Fuori concorso, Orizzonti, Corto Cortissimo, Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946-1975). Verranno proiettati in concorso: 49 lungometraggi in prima mondiale, 3 cortometraggi in prima mondiale, 5 lungometraggi in prima internazionale.

Il cinema italiano è presente, tra le tante opere, con la pellicola in concorso di Pupi Avati: Il papà di Giovanna, con Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio, Serena Grandi, BirdWatchers – La terra degli uomini rossi, una coproduzione italo-brasiliana diretta da Marco Bechis, con Claudio Santamaria, Alicélia Batista Cabreira, Chiara Caselli, Abrisio Da Silva Pedro, il nuovo film di Ferzan Özpetek, Un giorno perfetto, interpreatato da Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo, Stefania Sandrelli e Il seme della discordia di Pappi Corsicato, con Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, Michele Venitucci, Isabella Ferrari.

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Festival di Venezia dalla sessantunesima alla sessantacinquesima edizione: David Lynch e i Fratelli Coen

Il congiungersi dell’inizio con l’era odierna mi rimanda a visionni di scenari solenni, come Stonehenge in una notte in cui si effettua un rito di rinascita o cose simili. Il percorso iniziato ormai tempo fa fortunatamente non sembra destinato a finire a breve.

Rivedo, con un pò di nostalgia, tutti i volti che ho visto passare fin’ora qui, in questa magica Laguna, e l’idea di svanire tra qualche paragrafo, mi fa sentire vuoto, mi fa sentire la necessità di prendermi dei punti di riferimento, come quando ci si scambiava l’inidirizzo con gli amici conosciuti al mare.

Sento il bisogno di qualcosa che mi dia un pò di sicurezza, qualcosa che non mi faccia sentire come una pallina della roulette, lentamente destinata a fermarsi; chissà se si rende conto della fine lenta e inesorabile della sua corsa. Spero per lei che in quel momento viva in una sorta di semi-coscienza, e che davanti ai suoi occhi si spengano i volti dei divi, come

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Festival di Venezia dalla cinquantunesima alla sessantesima edizione: da Abel Ferrara a Robert Rodriguez

A un certo punto mi sono reso conto di quello che significa “progresso”. Non sono ancora del tutto convinto che si tratti di un sinonimo di evoluzione. Tuttavia in un certo senso è come cadere dal letto mentre si sta giocando col proprio padre, o fratello, e, invece di fracassarsi completamente la testa, rompersi “semplicemente” un braccio.

Spesso, quando mi aggiro per le vie di Venezia, alla ricerca di tracce del festival, mi rendo conto che la gente ha l’ombrello aperto, ma non riesco a capire se lo fa perchè piove o per ripararsi dal solo. Sono così tante le cose che confondo, con questa confusione di auto e di novità. Anche i colori sono cambiati, non c’è più la discriminabilià di un tempo, dentro e fuori le persone.

E’ come se per qualche motivo le cose si siano complicate in modo esponenziale, abbastanza all’improvviso. Il mio unico timore è quello di non poter assistere, col fiato sospeso e i violini che stridono sadici nelle mie orecchie, a scene di vendetta, in terza persona, quasi bidimensionali, in cui il sangue del riscatto schizza orizzontalmente sulla neve, colorandola in modo caotico.

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Festival di Venezia dalla quarantunesima alla cinquantesima edizione: cos’hanno in comune Francis Ford Coppola e Paolo Villaggio?

Lo scorrere del tempo è scandito dall’alternarsi di colori divesrsi, sulla laguna; il colore del cielo, il colore degli occhi dei turisti, il colore dei sentimenti che aleggiano nell’aria e che lasciano una traccia invisibile ai più, ma dura a scomparire.

Io raccolgo tutto quello che succede qui, come se fossi uno spazzino. Mi muovo furtivo, aspettando che in giro non ci sia nessuno, con un sacchetto che non cambio mai, tanto la capienza è praticamente illimitata: le emozioni non hanno un peso fisico, almeno parlando in modo tradizionale.

Mentre passo attraverso la folla di questa meravigliosa mostra, di questa ricorrenza finalmente annuale, mi rendo conto che mi piace essere circondato dalle persone, aò fine di avere l’impressione che gli sguardi mi si posino addosso, che realmente qualcuno stia cercando me, invisibile testimone, fin dalla prima edizione, di questa eccitante atmosfera.

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Festival di venezia dalla trentunesima alla quarantesima edizione: dalla vittoria di Visconti fino a I Cancelli del Cielo

Quando questi dieci anni saranno passati, di me sarà rimasto qualcosa di importante, me lo sento. Non importa se di nuovo è Agosto e le cose sembrano identiche a come erano due o tre anni fa. Scricchiolante, l’asfalto sornione in siesta intorno alla laguna si prepara a un altro decennio di festeggiamenti cinematografici.

Anche lui sa che il tempo passa,e trasforma le cose in modo da dare anche qualche possibilità di riprendersi, almeno a volte. Chiudo gli occhi e inspiro il desolato fervore, come se in qualche modo riuscissi a bucare lo spazio-tempo e a essere qui, nello stesso luogo, ma in un tempo spostato, anche di poche ore: questa sera.

Mentre Luchino Visconti si lecca le ferite per la seconda volta, mi rendo conto che a volte l’emozione mi fa dimenticare chi sono, e a volte anche cosa sono; spero solamente, visto che sono così confuso, che la mia natura sia tale da permettermi di entrare nella grande sala, dove potrò vedere proiettati, su uno schermo enorme, i sogni più belli.

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Festival di venezia dalla ventunesima alla trentesima edizione: dalla bellezza di Sophia Loren a quella dei film di Bunuel

Come passa il tempo. Siamo già a metà degli anni cinquanta. Rombo di motore nuovo, strada asfaltata che si perde nei desideri delle persone. L’odore della Laguna era già forte allora, quando sembrava che il Festival di Venezia dovesse toccare il cielo in modo asintotico.

Fa così caldo. Ormai il Festival potrebbe chiamaris Festival del caldo. Ma perchè sempre in Agosto? Penso. E’ giorno, e fa caldo. Guardo le strade della città e provo un senso estatico di pace. Mi chiedo se questa felicità non artificiale durerà per sempre, se sarò sempre così felice guardando una strada deserta sotto il solleone.

Se fossi grande, stasera, adesso, potrei essere lì, magari potrei sentire, come sottofondo, la musica di Elvis Presley, che mi sembra così nuova, ma allo stesso tempo così affascinante. Mi manca non essere lì in questo momento, in questo frizzante 1956: ma me lo sento: sarà Maria Schell a trionfare, proprio con Gervaise, ma nessuno toglierà il premio San Giorgio a Kon Ichikawa, per Biruma no tategoto , alla faccia di coloro che non amano il cinema giapponese.

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Festival di venezia dalla undicesima alla ventesima edizione: Senso o Romeo e Giulietta?

Dopo un lungo tramonto, durato qualche anno, Venezia è riuscita a rialzare la testa, ad appoggiarsi sulle proprie mani, e ha cominciato a scrollarsi di dosso le macerie della guerra. Macerie fisiche, macerie culturali. Come una fenice nascitura, il festival ha continuato ad ardere sotto la cenere (mio dio, sembro Louis Miguel!) fino alla resurrezione, con l’arrivo del 1946.

Come per tutti, anche per il Festival di Venezia l’uscita dal tunnel non è stata nè immediata, nè indolore. Aiutato da una incredibile voglia di ricomincire, a dall’esplosione dell'”artisticità” repressa in quei difficili anni, il Festival riprende, stavolta a pieno regime.

Ed è il Neorealismo a fare da testimone a questo secondo inizio, anche se i film che lo rappresentano più da vicino, sembrano inizialmente non riscuotere il successo meritato; in questi anni si riaprono le porte al cinema internazionale, che torna, portando orgogliosamente sul vassoio una sequela interminabile di grandi registi e divi di ogni genere.

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Festival di venezia dalla prima alla decima edizione: dalle origini a Bengasi

Non credo che la Biennale di Venezia abbia bisogno di alcuna presentazione. Si tratta infatti di una delle istituzioni culturali più importanti e note del globo, nonchè, udite udite, il festival cinematografico più antico del mondo! Il festival è nato infatti nel 1932. Pensate a quel momento decisivo. Oggi ne parlano tutti, ma io quasi li vedo, il presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi di Misurata, Antonio Maraini, lo scultore e segretario generale, Luciano De Feo, il segretario generale dell’Istituto internazionale per il cinema educativo, tutti lì, riuniti attorno a un tavolo, che annuiscono tutti convinti e consapevoli del futuro successo della manifestazione.

Tutto è iniziato nei lontani anni ’30. Cosa vi viene in mente, se vi dico anni ’30? A me non molto, a parte il fatto che Indiana Jones era nel pieno della sua forma. Ma se la macchina del tempo ci portasse lì, sicuramente ci porterebbe a Venezia, in quel remoto e ingiallito 1932. Ci troviamo sulla terrazza dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, ma ancora non si tratta di una rassegna competitiva. L’inizio è valoroso, e vengono già proposti quelli che diverranno veri e propri classici.

E come simbolo del cambiamento, vince Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Fredric March, sia nella categoria Migliore Attore, sia in quella relativa alla storia migliore. Miglior regista invece è il sovietico Nikolaj Ekk per il film Il cammino verso la vita, mentre il film più divertente è A noi la libertà di René Clair. La cosa più pazzesca è che è stato menizonato anche – si – Topolino, Mickey Mouse. Sempre sulla breccia, il topastro.

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International Film Festival Locarno

Il titolo parla chiaro: in quest’estate di fuego, l’unico modo per salvarsi è concentrare la nostra attenzione, con l’impegno di un monaco buddista, sui festival e sulle rassegne di cui è costellata questa stagione rovente.

La sessantunesima edizione dell’ International Film Festival Locarno è stata inaugurata il 6 Agosto in Piazza Grande con tutta la forza che può, promettendo di andare avanti fino al 16 di Agosto.

Le facce che avremo occasione di vedere live e a colori, sono tante e sono celebri. Volete fare quattro chicchiere con Amos Gitai? Volete congratularvi con Alessandro Baricco? Bene. Allora, tutti a Locarno.

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