Lo stravagante mondo di Greenberg, recensione in anteprima

Roger Greenberg (Ben Stiller) da New York approda in quel di Los Angeles con il suo bel carico di paranoie e un periodo passato in una clinica psichiatrica in seguito ad una forte depressione. Roger è un falegname, ex-musicista in una band che al college ha perso la grande occasione e che nel corso degli anni ha coltivato ben poche amicizie, su tutte l’unico che sembra essergli rimasto veramente amico è l’ex-compagno di college Ivan (Rhys Ifans), anche se in cuor suo serba ancora del  rancore verso Roger per quell’occasione che gli ha fatto perdere un contratto discografico che avrebbe potuto cambiargli la vita.

Roger tra antidepressivi e una serie di manie compulsive che vanno amplificandosi, approda in casa del fratello dopo che quest’ultimo è partito per una vancanza in Vietnam con famiglia al seguito ed ha lasciato a Roger il compito di costruire una cuccia per il cane di famiglia Mahler, che purtroppo si ammalerà improvvisamente diventando una grossa responsabilità per Roger, troppo fragile per accudire anche solo se stesso.

Ad aiutare Roger in questo difficile momento di transizione ci sarà Florence (Greta Gerwig), l’assistente del fratello che inaspettatamente si innamorerà delle sue mille bizzarie, dei suoi continui alti e bassi emotivi e finirà per essere l’unica a rimanergli vicino quando tutti si saranno allontanati Ivan compreso e l’unica con la quale Roger proverà ad essere almeno per una volta veramente se stesso.

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Holy Water, recensione in anteprima

In uno sperduto villaggio irlandese abitato da poche anime quattro amici, un postino senza più  posta da consegnare, il proprietario di un albergo in via di chiusura per mancanza cronica di clienti, un meccanico che si arrangia riparando qualunque cosa e un timido giovane di belle speranze che sogna di fuggire in Inghilterra in cerca di una vita migliore si ritrovano spesso per suonare insieme nel locale pub con il loro gruppo folk.

Visto che la crisi incombe e il lavoro scarseggia ecco che il postino escogita un’idea per risollevare in un sol colpo la magra situazione, conoscendo a menadito il percorso di un trasporto di Viagra che periodicamente segue il suo stesso tragitto e scoprendone l’impensabile valore, convince gli altri membri della band ad organizzare una rapina per impossessarsi del prezioso carico.

Dopo una pianificazione alla Mr. Bean e un’assalto al trasporto a dir poco fantozziano i quattro si impossessano della moltitudine di miracolose pillole blu,  ignari che mentre sono in attesa che le acque si calmino per poter piazzare il carico sul mercato di Amsterdam dagli States arriva un tostissimo team specializzato in sicurezza che oltre ad offrire due milioni di dollari di ricompensa a chi darà informazioni sulla rapina si mette sulle loro tracce sfoggiando un supporto tecnologico alla James Bond.

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Ramona e Beezus, recensione in anteprima

Ramona Quimby (Joey King) è una vivace ragazzina di nove anni estrosa, eccentrica e pasticciona, insomma un vero diavoletto che non fa che combinarne una dietro l’altra sognando ad occhi aperti, Beatrice (Selena Gomez) è sua sorella soprannominata Beezus grazie ad una storpiatura del suo nome operata proprio dalla turbolenta sorellina ancora in fasce, entrambe vivono con i genitori Henry (John Corbett) e Dorothy (Bridget Moynahan) e l’ultima arrivata in casa Quimby la piccola Roberta.

L’armonia in casa tra qualche litigio fra sorelle e i piccoli disastri quotidiani messi in atto dal cervellino mai quieto di Ramona viene turbata dalla perdita del posto di lavoro di Henry, che si ritrova così a fare il casalingo e a correre da un colloquio di lavoro all’altro mentre la moglie Dorothy per affrontare il momento di difficoltà decide di tornare a lavorare part-time.

Purtroppo Henry sembra avere non poche difficoltà nel trovare un altro lavoro e in casa la tensione cresce, così Ramona preoccupata che i suoi genitori finiscano per separarsi mette a frutto tutta la sua fantasia e si improvvisa mini-imprenditrice aprendo un chiosco di limonate e lavando auto, intenzionata a raccimolare qualche soldo per aiutare i genitori, naturalmente ne sortiranno immani e spassosi disastri.

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I ragazzi stanno bene, recensione in anteprima

Nic (Annette Bening) e Jules (Julianne Moore) sono una coppia lesbica sposata che vive in California, entrambe sono madri grazie ad un’unico donatore anonimo di seme che gli ha permesso di concepire gli amatissimi figli Laser (Josh Hutcherson) e Joni ((Mia Wasikowska) che le due donne hanno cresciuto nell’amore.

Nic è un ostetrica mentre Jules sta ancora cercando la sua strada dopo una laurea in architettura e un paio di attività non andate a buon fine, all’insaputa delle due Laser non ancora maggiorenne chiede alla sorella in procinto di lasciare la famiglia per affrontare il college di contattare la banca del seme per scoprire l’identità del loro padre biologico.

Joni accontenterà il fratello e i due incontreranno Paul (Mark Ruffalo) che sembra molto felice di poterli conoscere. Paul è un tipo attraente, non si è mai sposato, ha un ristorante e una coltivazione biologica e si affeziona da subito ai due ragazzi, che troveranno in lui un amico ed una figura paterna decidendo così di rendere partecipi della loro decisione anche le loro madri.

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The Queen-La regina, recensione

Inghilterra 1997, il governo inglese subisce un repentino cambio di fronte ai vertici, dopo diciotto anni di governo conservatore un laburista conquista il titolo di premier britannico, si tratta di Tony Blair (Michael Sheen) che annuncia una modernizzazione del paese, termine che crea diffidenza in sua maesta Elisabetta II (Helen Mirren), ma il premier al suo primo colloquio con la sovrana d’Inghilterra promette di rispettare la famiglia reale e l’istituzione monarchica.

Solamente tre mesi dopo a Parigi la tragedia che stroncherà la vita dell’amatissima Lady Diana Spencer che perde la vita in un incidente automobilistico insieme al suo compagno Dodi Fayed, così mentre il premiere inglese prepara un discorso che defineirà Lady diana la principessa del popolo e milioni di persone sono in procinto di partecipare al funerale dell’ex-moglie del principe Carlo d’Inghilterra, nella residenza estiva scozzese in quelle ore la famiglia reale è divisa sull’approccio da tenere nei confronti della morte di Lady D., la regina madre dopo la separazione del figlio non pensa sia il caso di trattare l’ex-nuora come un membro della famiglia reale, ma Carlo non è d’accordo e nel frattempo trascorre una settimana prima che regina e figlio tornino a Buckingham Palace e mostrino il proprio cordoglio per l’accaduto, un silenzio troppo lungo che i sudditi inglesi non gradiranno e solo la presenza della famiglia reale ai funerali dell’ex-principessa riporterà un pò di serenità tra sudditi e sovrana.

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Outcast, recensione in anteprima

Mary (Kate Dickie) e suo figlio Fergal (Niall Bruton) sono tra gli ultimi discendenti di una stirpe dotata di potenti poteri mistici e maestri nelle arti divinatorie, la donna all’età di quindici anni concepì  suo figlio attirando su di se una terribile maledizione che la costringe da allora ad una perenne fuga e ad occultare se stessa e suo figlio utilizzando potenti incantesimi di protezione.

Mentre Mary trova un alloggio alla periferia di Edimburgo e Ferlang incontra la bella vicina di casa Petronella (Hanna Stambridge) di cui si innamora con grande disappunto della iperprotettiva madre, Cathal (James Nesbitt) padre di Ferlang ricevuti i segni e il permesso degli anziani, dopo essersi tatuato il corpo con potenti simboli mistici capaci di fargli da guida si mette sulle tracce di Mary e inizia uno scontro a distanza con la donna che li vedrà confrontarsi a più riprese su un piano mistico, lui cercando di individuare la posizione del figlio con l’intenzione di ucciderlo, lei sviandone i sensi e bloccandone i tentativi.

Così mentre Cathal si fa pericolosamente vicino e Mary cerca in ogni modo di dissuadere Petronella a frequentare il figlio, nei dintorni comincia ad aggirarsi nottetempo una creatura mostruosa che inizia a mietere vittime.

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Streetdance 3D, recensione in anteprima

In quel di Londra la crew di street dance Jay 2.0 si prepara, guidata dal loro leader Jay (Ukweli Roach) e dalla sua ragazza Carly (Nichola Burley), ad affrontare la finale dei campionati nazionali che anche in questa occasione vedono in pole position per la vittoria gli imbattibili Surge. A poche settimane dall’evento però Jay molla il gruppo e Carly, così la crew lentamente si sfalda e Carly per quanti sforzi faccia si trova a non riuscire a tenere uniti i suoi compagni.

Ormai la finale sembra un obiettivo irraggiungibile, ma Carly ha la fortuna di incontrare in un scuola di danza classica l’insegnante Helena (Charlotte Rampling) che ha dei problemi con i suoi allievi tecnicamente ineccepibili, ma incapaci di comunicare la giusta dose di emozione, così visti all’opera Carly e la sua crew gli propone uno scambio, loro potranno utilizzare le aule della scuola per prepararsi alla competizione se nella crew verranno ammessi i suoi allievi a cui Carly e compagni dovranno insegnare i primi rudimenti di street dance.

I due mondi all’apparenza inconciliabili in principio strideranno non poco, ma lentamente la comune passione per la danza salderà il gruppo e Carly incoraggiata da Helena proverà a miscelare entrambi i mondi per sfidare su un terreno del tutto nuovo e meno impari i temibili Surge, ma sulla strada delle finali per i neonati Breaking Point ci sarà ancora un grosso ostacolo da superare.

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Il buongiorno del mattino, recensione

La logorrorica, caotica e dolcissima Becky Fueller (Rachel McAdams) è follemente innamorata del suo lavoro, lo ama a tal punto da farne il centro dell’universo, il che andrebbe bene se questo non le impedisse di relazionarsi il minimo sindacale con l’altro sesso e se un bel giorno la sua attesa promozione a produttore esecutivo del  programma di notizie mattutino in cui lavora, non si trasformasse in un inaspettato e repentino ben servito, con tante scuse e un licenziamento in tronco per sopraggiunti tagli al budget.

Senza un lavoro, ma con una gran voglia di mettersi in gioco Becky si lancia in una maratona curriculare spedendo referenze a destra e a manca fino a che un bel giorno tra un rifiuto e l’altro non si fa vivo il produttore di un contenitore mattutino con un budget miserrimo e un’audience se possibile ancor più scarsa, ma Becky nonostante le premesse da Titanic catodico vuole quel posto a tutti i costi e riesce ad ottenerlo accettando di confrontarsi con uno show alla deriva che sino a quel momento ha vissuto nell’anarchia più assoluta.

Rimboccatasi le maniche e capito l’andazzo, la battagliera neo-produttrice esecutiva prenderà come si suol dire il toro per le corna licenziando in tronco il co-conduttore del notiziario borioso e maniaco feticista e rimpiazzandolo con Mike Pomeroy (Harrison Ford), una vera leggenda del piccolo schermo purtroppo ormai in declino, costretto dalla determinata produttrice in erba a sottostare suo malgrado ad alcune clausole del suo contratto che lo costringeranno a presentare le news dello show con annesse le tanto odiate rubriche di bellezza, gossip e cucina.

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Troll Hunter, recensione in anteprima

In Norvegia un gruppo di studenti universitari, telecamera alla mano, decide di rintracciare ed intervistare Hans (Otto Jaspersen) un bracconiere che pare cacci orsi di frodo, una volta scovato l’uomo i ragazzi provano senza successo ad avvicinarlo e così decidono di attendere che si muova per la sua prossima battuta di caccia notturna per seguirlo di nascosto.

Quello che scopriranno è che Hans non caccia orsi bensì Troll, rendendosi conto che forse l’uomo racconta balle o li sta prendendo in giro, i ragazzi pur di realizzare il loro servizio decidono comunque di stare al gioco e seguono il cacciatore in un’incursione notturna all’interno di una foresta, dove scopriranno non solo che i Troll sono creature reali, ma che il  governo ne nasconde l’esistenza tenendoli confinati in una sorta di gigantesca riserva e che Hans ha deciso che è il momento che il mondo sappia della loro esistenza.

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The Resident, recensione in anteprima

La dottoressa Juliet Devereau (Hilary Swank) dopo una brutta esperienza con il suo ex scoperto a letto con un’altra nell’appartamento in comune, tra un turno e l’altro in pronto soccorso si mette in cerca di un nuovo appartamento in cui trasferirsi e come troppo spesso capita a chi è in cerca di un alloggio i migliori sono economicamente inaccessibili e quelli accessibili sono un vero incubo.

Un vero colpo di fortuna però la salva in extremis quando scova un appartamento in quel di Brooklin che si rivela un vero affare, ad affittarglielo Max (Jeffrey Dean Morgan) l’affascinante padrone dello stabile in cui l’uomo vive insieme all’anziano nonno (Christopher Lee) malato di cuore.

Il prezzo è un vero affare, l’appartamento ne vale almeno il doppio e a parte qualche piccola pecca su cui si può decisamente passare sopra, Juliet ha tutta l’intenzione di godersi fino in fondo questa inaspettata manna dal cielo e visto che è di nuovo single perchè non provare ad uscire di nuovo con il disponibile e sin troppo galante Max?

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Piranha 3D, recensione in anteprima

Dopo un incipt in cui un povero pescatore (Richard Dreyfuss) finisce risucchiato nelle profondità di un lago scosso da un terremoto che crea una crepa sul fondo liberando
acccidentalmente un’orda di voraci pirahna preistorici, sulle rive del lago in questione si da inizio ad un’orgiastica festa primaverile in cui orde di giovinastri sono intenti ad accoppiarsi, alzare il gomito e bruciare i pochi neuroni che la natura gli ha messo a disposizione godendo di seni al vento, magliette bagnate, musica assordante e discinte starlette del porno.

Mentre la festa raggiunge il suo culmine Julie Forester (Elisabeth Shue) sceriffo della cittadina lacustre e il suo vice Fallon (Ving Rhames) scoprono il corpo martoriato del pescatore e dopo aver catturato un esemplare degli zannuti e voraci pescioloni con l’aiuto di un team di sismologi, lo portano all’esperto biologo marino Carl Goodman (Christopher Lloyd) che li mette al corrente del fatto di avere di fronte dei veri e propri fossili viventi dalla voracità e aggressività senza eguali.

Così lo sceriffo decide di dichiarare lo stato d’emergenza e chiudere il lago ai bagnanti, più facile a dirsi che a farsi perchè tra ormoni e alcool il branco di giovinastri non ci pensa minimamente a porre fine al baccanale e come se non bastasse i tre figli dello sceriffo, gli adolescenti Laura (Brooklynn Proulx) e Zane (Sage Ryan) e il fratello maggiore Jake (Steven R. McQueen) che avrebbe dovuto tenerli ben lontani dal lago, si ritrovano invece su una barca che sta affondando assediati da una parte del branco di pirahna, visto che un altro gruppo nel frattempo ha raggiunto le sponde del lago pronto ad unirsi alla festa e pasteggiare allegramente con decine di ignare prede.

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Il gioiellino, recensione in anteprima

Vita, morte e falsi miracoli della Leda, società agro-alimentare fondata dall’ambizioso Amanzio Rastelli capace di portare la sua azienda ad espandersi globalmente e a fruire di una quotazione in borsa sorretta però da impalcature amministrative ed economiche tanto fallaci quanto fasulle, figlie di sin troppo palesate incapacità manageriali di uno staff non preparato, reclutato tra parenti e protetti ed un bisogno di mostrare introiti e una crescita esponenziale all’altezza, gonfiando di contro bilanci e puntando alla truffa sistematica e alla sin troppo applicata finanza creativa.

Più si tenta di coprire l’inesorabile inabissarsi della società nei debiti gonfiando vendite e contando sulla protezione di politici e sui soldi di ignari risparmiatori bruciandone inesorabilmente gli investimenti di una vita, più si insinua una sorta di caotica egomania che porta a spingere la situazione verso un’inevitabile punto di rottura, trovandosi alla fine a fronteggiare la distruzione di un’azienda prestigiosa e di un marchio rappresentante del made in Italy nel mondo, e così Rastelli e compagnia di furbetti del quartierino ante-litteram trascinano con se, come il folle capitano di un titanic societario ormai al tracollo famiglie, investitori e inconsapevoli risparmiatori, questi ultimi le vere vittime di un naufragio tanto annunciato quanto sottaciuto.

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L’ultimo boy scout, recensione

Joseph Hallenbeck (Bruce Willis) non è più lo stesso dopo aver perso il suo lavoro nei servizi segreti a causa di uno scontro piuttosto duro con un senatore. Hallenbeck uno dei migliori agenti in circolazione, famoso nell’ambiente per aver salvato la vita al presidente Jimmy Carter e ora l’ombra di se stesso, sbronzo dalla mattina alla sera con una figlia adolescente che lo odia e un migliore amico con cui ha aperto un’agenzia di investigazioni e che scopre essere l’amante della moglie.

Hallenbeck nonostante il suo passato sembra impossibilitato ad uscire da una depressione che lo ha trasformato in un cinico ubriacone, capace solo di compiangersi e visto che comunque bisogna portare a casa la pagnotta, il detective nel frattempo accetta l’incarico di proteggere una spogliarellista, incarico che lo farà finire nel mirino di un paio di killer che uccideranno la ragazza.

Così mentre l’amico Mike finisce in mille pezzi grazie ad un autobomba, Hallenbeck si ritrova invischiato in un caso di corruzione di altissimo profilo che vede coinvolti il boss criminale Sheldon Marcone (Noble Willingham) e il senatore Sheldon Baynard (Chelcie Ross), proprio lo stesso Baynard che ha fatto licenziare Hallenbeck. In tutto questo marasma tra attentati, sparatorie e inseguimenti, l’ex agente viene aiutato dall’ex-campione di football e fidanzato della spogliarellista uccisa Jimmy Dix (Damon Wayans), espulso dalla NFL per un giro di scommesse clandestine.

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Shelter-Identità paranormali, recensione

Cara Harding (Julianne Moore) è una psichiatra forense che sta attraversando una profonda crisi personale, ha recentemente perso il marito ucciso da un balordo durante un tentativo di rapina ed è rimasta sola ad accudire la figlioletta Sammy (Brooklynn Proulx), a supportarla in questo momento di difficoltà il fratello Stephen (Nate Corddry) e il padre anch’egli eminente psicologo.

Sarà proprio il professor Harding ha proporre alla figlia ormai disillusa un caso che desterà la sua curiosità e che potrebbe essere la prova definitiva della sua teoria secondo la quale il disturbo della personalità multipla non è una reale patologia, ma solo un mero escamotage di molti criminali e dei loro collegi di difesa per invocare e rafforzare fasulle tesi di infermità mentale onde evitare la pena capitale.

Il caso in questione non ha un solo nome, ma addirittura tre, David, Adam e Wesley (Jonathan Rhys Meyers), tre personalità distinte che si alternano in un unico corpo, ma quello che lascia Cara interdetta sono alcune impressionanti reazioni psicosomatiche del ragazzo durante il passaggio da una personalità all’altra, il fatto che le personalità siano tutte vittime di efferati omicidi e cosa ancor più inquietante e che più il caso si fa complesso e il mistero s’infittisce, più su famiglia ed amicizie della donna sembra incombere minacciosa una palpabile presenza sovrannaturale.

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