Ricky & Barabba, recensione

L’imprenditore Ricky Morandi (Renato Pozzetto) è sull’orlo del suicidio a causa di una imminente bancarotta, proprio durante il tentativo di togliersi la vita viene salvato in extremis e involontariamente da Barabba (Christian De Sica), un barbone che si trova a passare di li per puro caso.

Schivata la tragedia certo per Ricky i problemi non sono finiti, scopriamo infatti che non solo l’annoiata consorte di Ricky è la diretta responsabile di tutti i guai finanziari del marito, ma che la fedifraga lo ha piantato per fuggire proprio con il peggior nemico e concorrente di Ricky, l’avido industriale Bonetti.

Così mentre il miliardario in disgrazia tenterà invano di liberarsi del maleodorante angelo custode, quest’ultimo tampinerà da molto vicino l’inattesa gallina dalle uova d’oro.

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Milo su Marte, recensione in anteprima

Milo è un ragazzino capriccioso e piuttosto egoista che una sera, dopo la brutta notizia che il padre con cui doveva guardare un film è bloccato in aereoporto e una promessa non mantenuta fatta alla mamma di finire tutta la cena, prima di addormentarsi discuterà con la madre proferendo una brutta frase che la offenderà e di cui Milo finirà per pentirsi amaramente.

Infatti durante la notte Milo scoprirà che la sua mamma è stata rapita e portata su di un’astronave diretta su Marte, nave spaziale su cui Milo si imbarcherà clandestinamente arrivando sul Pianeta rosso, dove verrà a conosenza del destino di sua madre, un letale macchinario sta per disintegrarla, prelevando da lei tutto il materiale necessario per riprodurre gli elementi di una ideale genitrice, un perfetto mix di istinto materno e intransigenza che servirà ad allevare i nuovi nascituri marziani.

Milo però non ha alcuna intenzione di perdere la sua mamma e con l’aiuto del terrestre Gribble (Dan Fogler), finito anche lui su Marte decenni addietro per lo stesso motivo di Milo e la marziana ribelle Ki (Elisabeth Harnois), tenterà il tutto per tutto per ritrovarla e riportarla sulla Terra sana e salva.

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Le donne del sesto piano, recensione

Parigi 1960, il facoltoso Jean-Louis Jobert (Fabrice Luchini) vive con la moglie Suzanne (Sandrine Kiberlain) in un condominio dove all’ultimo piano si trovano riunite in piccolissime stanze un gruppo di domestiche provenienti dalla Spagna, tra loro anche la giovane e bella Maria (Natalia Verbeke), nipote di una delle donne e appena arrivata in città.

Destino vuole che l’ennesimo alterco tra la signora Jobert e la vecchia governante causerà il lecenziamento di quest’ultima e l’assunzione di Maria che inconsapevolmente entrerà in punta di piedi nella vita di del signor Jobert regalandogli nuove ed inaspettate emozioni e una voglia di vivere da tempo sopita.

Non sarà solo Maria, ma tutte le domestiche del sesto piano a movimentare non poco la vita monotona di Jobert sempre più affascinato dall’ottimismo e dalla forza d’animo di quel gruppo di donne vessate dai loro datori di lavoro, in fuga da un paese dove il governo franchista le ha messe di fronte agli orrori della dittatura, stipate in una soffitta con un unico bagno per giunta perennemente guasto, ma capaci di godere delle piccole cose della vita, di ogni singolo momento di gioia e condivisione, come una messa mattutina, una canzone, un pasto consumato in compagnia o belle notizie da casa.

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Rischio a due, recensione

Brandon Lang (Matthew McConaughey), un ex-giocatore di football professionista la cui carriera è stata stroncata da un infortunio, accetta di lavorare per una società di scommesse sportive piazzando telefonicamente pronostici e assistendo scommettitori.

Lang inanellando pronostici azzeccati diventerà molto richiesto e questo attirerà l’attenzione di Walter Abrams (Al Pacino), il boss di una delle più grandi società di scommesse sportive degli Stati Uniti.

Walter intuirà l’abilità del ragazzo, ma anche l’imprinting borderline di un potenziale scommettitore, ma l’istinto in crescendo di Walter e i soldi che ne verranno faranno si che Walter decida di prendere il ragazzo sotto la sua ala per introdurlo nel mondo delle scommesse sportive d’alto profilo.

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Super, recensione in anteprima

Frank D’Arbo (Rainn Wilson), un cuoco che lavora in un tavola calda sposato con la bella Sarah (Liv Tyler) tormentata ex-tossicodipendente, un bel giorno torna a casa e scopre che la donna non solo è tornata a drogarsi, ma è scappata con un bieco spacciatore (Kevin Bacon).

Ogni tentativo di Frank di riavere la moglie indietro finisce in fumo, fino a che l’uomo esasperato non viene pestato a sangue dagli sgherri del viscido malavitoso davanti alla moglie, Frank una volta a casa pesto e al colmo della rabbia e della frustrazione ha una sorta di visione/rivelazione mistica in cui il dito di dio lo tocca infondendogli il coraggio per affrontare, combattere e sconfiggere il male.

Frank costruitosi un alias, il supereroe senza superpoteri Crimson Bolt, come ogni supereroe che si rispetti indossa un costume con tanto di maschera e si aggira per la città armato di una chiave inglese intento a spaccar crani a spacciatori, ladri e maniaci sessuali.

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Pearl Harbor, recensione

In un incipit ambientato in un bucolico Tennessee del 1923 facciamo la conoscenza di  Rafe McCawley e Danny Walker, due vivaci ragazzini che mostreranno una sin troppo precoce passione per il volo che finirà per metterli nei pasticci.

Nel 1940 ritroviamo Rafe (Ben Affleck) e Danny (Josh Hartnett) arruolati nell’aviazione degli Stati Uniti, sotto il comando del maggiore Jimmy Doolittle (Alec Baldwin), qui assistiamo al primo incontro e al colpo di fulmine tra Rafe Johnson ed Evelyn (Kate Beckinsale), un’affascinante infermiera della Marina che aiuterà Rafe a passare il suo esame di idoneità fisica.

Purtroppo i due verranno separati quando Rafe verrà assegnato agli squadroni della Royal Air Force inglese, così la coppia si saluterà promettendosi un futuro insieme, ma proprio quando Evelyn e Danny verranno assegnati alla base di Pearl Harbor, arriverà la notizia che Rafe, abbattuto con il suo aereo sulla Manica risulta disperso.

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Si può fare, recensione

Milano 1983, il sindacalista Nello (Claudio Bisio) ha idee decisamente troppo rivoluzionarie e per questo il sindacato decide di allontanarlo in una sorta di esilio punitivo spedendolo a dirigere una delle cooperative denominate 180, che dovrebbero, almeno sulla carta coinvolgere in attività lavorative ed assistenziali quella enorme schiera di malati di mente rimasti senza punti di riferimento all’indomani dell’applicazione della legge Basaglia.

Quello a cui  il combattivo sindacalista si troverà di fronte sarà una tipica forma di indolente burocrazia cronicizzata che ha trasformato la cooperativa in un luogo ameno i cui membri non supportati e opportunamente stimolati sono abbandonati a loro stessi e affidati alla sola terapia farmacologica.

Visto il pessimo andazzo, ci penserà Nello a dare ai suoi specialissimi dipendenti l’input giusto per cercare di uscire dalla sonnolenta realtà in cui hanno vissuto fino a quel momento, per cercare non senza immani difficoltà di entrare nel mondo del lavoro e scoprire le potenzialità nascoste in ognuno di loro.

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In fondo al cuore, recensione

Beth Cappadora (Michelle Pfeiffer) e suo marito Pat (Treat Williams) in trasferta a Chicago con i loro tre figli, Kerry, Ben e Vincent per partecipare in un grande albergo ad una riunione di ex-compagni di liceo di Beth, vedono il piccolo Ben di appena tre anni, svanire nel nulla senza lasciare alcuna traccia, gettandoli così nella disperazione.

A nulla serviranno le ricerche e gli sforzi delle autorità e della famiglia Cappadora, Ben non verrà mai ritrovato e la famiglia incapace di farsene una ragione cercherà nel dolore e nel vivere quotidiano di tornare ad una vita il più normale possibile, anche se la consapevolezza che Ben possa essere ritrovato non abbandonerà mai Beth.

Il senso di colpa accompagnerà ogni singolo giorno dei successivi nove anni della vita di Beth e suo marito, la donna incapace di reagire alla perdita si ritroverà un bel giorno con un ragazzo che busserà alla sua porta e in cui Beth riconoscerà il figlio scomparso.

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Kung Fu Panda 2, recensione in anteprima

Tanto tempo fa nell’antica Cina l’ambizioso e spietato Lord Shen utilizzò la magia dei fuochi d’artificio per trarne potere e terrore, sfruttandone il lato oscuro rappresentato da un’incredibile potenza distruttiva.

Questo suo carattere belligerante costrinse i suoi genitori ad esiliarlo dopo che la sua follia gli  aveva fatto sterminare tutti i panda esistenti, perchè tra di loro secondo una predizione si sarebbe celato il guerriero che avrebbe in futuro messo fine alla sua folle corsa al potere.

Lord Shen però nonostante il dolore per l’esilio subito riuscirà anni dopo, con l’aiuto di un esercito di lupi a creare l’arma finale, un cannone capace di devastare intere città, arma di cui doterà tutta la sua flotta e con la quale intende conquistare l’intera Cina.

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X-Men L’inizio, recensione in anteprima

Nell’incipit faremo la conoscenza di un Erik Lensherr futuro Magneto (Michael Fassbender) ancora adolescente che durante la deportazioni naziste del ’44 incontra il Dr. Schmidt (Kevin Bacon) che intuite le potenti capacità mutanti del ragazzo ne uccide la madre a sangue freddo, scatenando in lui un bisogno feroce di vendetta che lo porterà nel successivo ventennio a viaggiare da un continente all’altro a caccia di nazisti, sperando di rintracciare Schimdt e avere la sua vendetta.

Nel frattempo in Inghilterra il brillante studente in genetica Charles Xavier futuro Professor X (James McAvoy) insieme alla mutaforma Raven futura Mystica (Jennifer Lawrence) cresciuta con lui al pari di una sorella minore, si ritrova reclutato dalla CIA per dare la caccia proprio a Schimdt che nel frattempo ha cambiato identità assumendo l’alias Sebastian Shaw, ha sviluppato un immenso potere e ha intenzione con la sua cricca di mutanti votati al lato oscuro di far scoppiare la terza guerra mondiale, dando il via alla tristemente nota Crisi dei missili di Cuba.

Da una parte avremo Xavier che pensa che la razza umana non sia in toto un nemico da distruggere e spera in una convivenza all’insegna della tolleranza tra umani e mutanti, dall’altra c’è il megalomane Shaw che vuole accelerare ciò che madre natura potrebbe impiegare centinaia di anni a mettere in atto, l’estinzione di massa di una razza obsoleta per far spazio ad una nuova razza dominante, naturalmente mutante.

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Febbre da cavallo-La mandrakata, recensione

Bruno Fioretti (Gigi Proietti) come il lupo del famoso detto ha cambiato fidanzata ma non vizio ed il Mandrake che è in lui continua a renderlo inaffidabile e compulsivo quando si tratta di scommettere sui cavalli, infatti Bruno continua imperterrito a perdere vagonate di soldi insieme ai suoi due nuovi compari, Micione (Rodolfo Laganà), quarantenne bamboccione ancora intento a far la cresta ai genitori con cui vive e l’Ingegnere (Andrea Ascolese), studente fuori corso cronico anch’egli con una passione sfrenata per le corse dei cavalli.

I tre tra una scommessa persa e l’altra sembrano pronti a fare il colpaccio visto che l’Ingegnere ha messo a frutto il suo sapere per concepire un’infallibile software da applicare alle scommesse, software che dopo qualche dritta fortunata, finirà per naufragare miseramente.

Così Bruno ormai stanco di perdere si accorge di un paio di cavalli che si assomigliano in maniera impressionante, l’unica differenza è che uno è un brocco e l’altro un campione, scatta così la geniale super-mandrakata che consiste nello scambiare per un periodo di tempo i due cavalli così da truccare risultati e quotazioni e poi al momento giusto rimettere le cose a posto, piazzando una scommessa finale di quelle che ti cambiano la vita…

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Libera uscita, recensione in anteprima

Rick (Owen Wilson) e Fred (Jason Sudeikis) sono grandi amici e si frequentano spesso in compagnia delle loro rispettive mogli, Maggie (Jenna Fischer) e Grace (Christina Applegate) che dal canto loro cominciano a non tollerare più una crescente ossessione per il sesso e le altre donne che i due consorti sembrano non riuscire più a controllare.

Intendiamoci nessuno dei due mariti-modello batte un chiodo al di fuori dell’ambito familiare, perchè se l’intenzione ci sarebbe anche, il tempo trascorso e il tran tran matrimoniale ne hanno fatto due frane con l’altro sesso, ma l’ennesima bravata dei due, stavolta consumata in pubblico spinge prima Maggie e in seguito Grace a seguire il consiglio di un’amica e a dare alla coppia di allupatissimi mariti una settimana di libera uscita, sette giorni in cui potranno fare tutto ciò che vogliono, sesso extraconiugale compreso.

Ai due non sembrerà vero e dopo essersi accertati che non si tratti di un crudele scherzo o peggio ancora di un test, radureranno i loro amici e pianificheranno sette giorni all’insegna del rimorchio più sfrenato, ma già dalle prime ore di libera uscita, la cattività imposta dal sacro giuramento si farà sentire e i due si scopriranno due goffi e imbarazzanti ex-single dalle armi decisamente spuntate.

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Testimone involontario, recensione

Il sergente dei marines James Anthony Dunn (Keenen Ivory Wayans) in forze all’esercito americano durante la Guerra del golfo, viene accusato ingiustamente e condannato alla Pena capitale per l’omicidio di un suo superiore con il quale aveva avuto un alterco.

Dunn è successivamente salvato dal braccio della morte e reclutato per una speciale task-force top secret dal colonnello Grant Casey (Jon Voight), lo scopo della squadra è quello di neutralizzare criminali che sono riusciti in qualche modo ad evitare l’iter convenzionale di applicazione della legge.

Purtroppo per Dunn la prima missione, che consiste nel rintracciare ed eliminare un pericoloso magnate corrotto, si rivelerà una trappola per incastrarlo come assassino della First Lady, per il cui omicidio Dunn diventa il principale indiziato.

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Nauta, recensione

Bruno (David Coco) è un antropologo e professore universitario che in cerca di una leggendaria fonte di consapevolezza interiore che rappresenta il culmine dell’armonia tra uomo e natura, vera e propria manifestazione trascendentale all’insegna della filosofia orientale, si lancia in una spedizione di ricerca che lo porterà su un’isola nel mezzo del Mediterraneo dove un suo vecchio amico dice di aver assistito proprio al leggendario fenomeno in questione.

Bruno dopo aver reclutato Davide (Luca Ward) un suo vecchio amico esperto marinaio con tanto di imbarcazione a vela, porterà con se una biologa con problemi di droga raccomandata da un politico, che rappresenta una delle clausole imposte affinchè vengano erogati i fondi per la spedizione ed un esperto in immersioni, al team si unirà anche un aspirante capitano, già a bordo della barca di Davide per fare esperienza. Approdati finalmente sull’isola dopo un lungo viaggio, Bruno e il suo team scopriranno cosa ha riservato ad ognuno di loro l’isola e il destino.

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