C’erano già state delle avvisaglie da parte di alcuni spettatori e critici che avevano assistito alla prima veneziana del documentario I’m still here di Casey Affleck che ci fosse in atto una burla, ma l’opera prima presentata dall’attore al Lido, in cui si narrava la crisi artistica del collega ed amico Joaquin Phoenix che intendeva darsi alla musica hip hop, è comunque uscita nelle sale senza che nessuno, regista e protagonista inclusi, confermassero o smentissero nulla.
Poi in questi giorni l’intervista al New York Times di Affleck che ammette che il suo film in realtà è un mockumentary, un finto documentario allestito in combutta con l’amico Phoenix, anche se afferma l’attore con la sua realizzazione non si voleva ingannare nessuno:
Non avevo intenzione di prendere in giro nessuno…l’idea di una bufala non ha mai attraversato la mia mente. Volevamo creare uno spazio. Volevamo rendere reale quello che succedeva.
A dare inconsapevolmente manforte all’operazione il David Letterman Show dove Joaquin Phoenix si è presentato nel febbraio 2009 praticamente irriconoscibile ed esprimendosi a monosillabi, un degno incipit di quello che poi si vedrà su grande schermo.
Affleck al New York Times ha anche ammesso di aver costruito da zero ed artefatto anche le presunte immagini di repertorio con Phoenix bambino, mentre l’unica parte che sarebbe reale è un frammento amatoriale in cui compaiono i fratelli Phoenix , anche il giovane River morto ne ’93 per overdose, che si esibiscono in un numero musicale per le strade di Los Angeles.
Davvero convincente la performance di Phoenix, che qualcuno ha già accostato al comico Andy Kaufman e alla sue bizzarie, che l’attore Jim Carrey ha riproposto nello splendido Man on the moon di Milos Forman.
In coda al post due video, l’intervento di Phoenix al David Letterman Show e il trailer di I’m steel here.