Prosegue l’indagine settimanale di Caro Diario, dedicata agli artisti del panorama cinematografico italiano. Quest’oggi rendiamo omaggio all’eterea, la sublime, la pura e intangibile Gina Lollobrigida, dotata di quella bellezza abbagliante, che fu capace di far perdere la testa a qualunque maschio.
Una straordinaria artista che all’età di 81 anni riceve al Festival Internazionale del Film di Roma il Marc’Aurelio d’oro alla carriera, dichiarando:
«Ho ricevuto premi in tutte le parti del mondo, ma qui a Roma, a casa, è tutta un’altra cosa. Non sono mai stata emozionata come questa sera».
La Lollo tutta italiana, interprete di affascinanti pellicole all’insegna della sana rappresentazione popolare, iniziò la sua carriera come attrice di fotoromanzi, con lo pseudonimo di Diana Loris.
Attrice, fotografa, scultrice, documentarista e ambasciatrice della FAO, italiana, dal carattere determinato e rivoluzionario, nel 1947 partecipò al concorso di Miss Italia, classificandosi terza; vincitrice sarà un’altra futura star del cinema italiano, Lucia Bosè.
Nel frattempo, più per necessità che per passione, aveva già iniziato la carriera cinematografica, prima come comparsa e controfigura, e successivamente in piccoli ruoli di contorno in popolari film italiani dell’immediato dopoguerra, come Il delitto di Giovanni Episcopo, datato 1947.
Nel frattempo arrivarono i primi successi, fra i quali: Campane a martello di Luigi Zampa 1949, Achtung! Banditi! (1951) di Carlo Lizzani e soprattutto Fanfan la Tulipe di Christian-Jaque del 1952, che la consacrò star in Francia, mentre in Italia, nello stesso anno, conquistò una vasta popolarità con Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell’episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che coniò per lei il neologismo “maggiorata”.
Nel 1953 interpretò il ruolo della Bersagliera, premiato con il Nastro d’Argento, in Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini, il “neorealismo rosa” prende le mosse da qui, ed apre alla commedia che s’affermerà nel decennio successivo. Il personaggio sanguigno e provocante di Maria “la Bersagliera”, giovane popolana scanzonata e bellissima, turba i sonni perbenisti dell’Italia del dopoguerra, sospesa fra ricostruzione e boom: nei film, impazziscono per lei sia il maturo maresciallo dei carabineri Vittorio De Sica, sia il giovane appuntato settentrionale Roberto Risso.
Forse non tutti sanno che Il Nastro d’Argento è un premio cinematografico assegnato annualmente dal 1946, dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani. È il più antico riconoscimento cinematografico italiano ed europeo e secondo, nel mondo, soltanto all’Oscar.
Il sindacato dei giornalisti cinematografici fu fondato nel medesimo anno da un gruppo di critici specializzati, alcuni dei quali divennero in seguito noti registi, come Steno ed Anton Giulio Majano, e grandi autori, tra cui Michelangelo Antonioni ed Antonio Pietrangeli.
A grande richiesta l’anno dopo, il 1954, girò un ‘sequel’ altrettanto riuscito: Pane, amore e gelosia, ma nel 1955 rifiutò la terza puntata della serie e fu rimpiazzata da Sophia Loren, sua storica rivale.
I ruoli che seguirono sottolineano il tentativo di approfondimento drammatico delle sue interpretazioni, come in La provinciale di Mario Soldati, film del 1953 ove nei panni della infelice adultera Gemma, fornisce una delle sue prove migliori. La romana di Luigi Zampa e Mare matto di Renato Castellani, che rimangono le sue prove migliori.
La seconda metà degli anni cinquanta vedono la Lollo, così la chiamavano i francesi, con vocabolo che da loro significa “bel seno”, interprete de Il tesoro dell’Africa di John Huston con Humphrey Bogart e Jennifer Jones, La donna più bella del mondo, biografia che lei stessa produsse su Lina Cavalieri, con Vittorio Gassman, in cui dà una buona prova di cantante lirica e per cui vince un David di Donatello.
A proposito di quest’ultimo premio, ne vinse ben sei, e precisamente: 1956, migliore attrice protagonista ne La donna più bella del mondo; 1963, migliore attrice protagonista in Venere imperiale; 1969, migliore attrice protagonista in Buona Sera, Mrs. Campbell; 1986, Medaglia d’oro del Comune di Roma; 1996, David alla carriera; 2006, David del Cinquantenario.
La storia del David di Donatello iniziò verso la metà degli anni ’50, con la fondazione dell’Open Gate Club di Roma. Inizialmente come simbolo venne scelta una porta che si apriva, ad indicare la fine dei tempi bui di guerra ed il ritorno ad una rinnovata apertura agli scambi culturali internazionali.
In un periodo che vedeva fiorire il cinema, in particolare quello italiano grazie al Neorealismo, nel 1953 vede la luce, all’interno del club romano, il Comitato per l’Arte e la Cultura, costituito presso l’Open Gate, al quale si aggiunse un anno dopo, nel 1954, il Circolo Internazionale del Cinema, che cambiò nome, nel 1955, in Club Internazionale del Cinema. La prima cerimonia di premiazione ebbe luogo nel 1956, al cinema Fiamma di Roma.
Nel 2006, per festeggiare i 50 anni del premio furono assegnati 8 premi speciali, i David del Cinquantenario, i quali andarono ai più prestigiosi rappresentanti delle principali categorie della storia del cinema italiano del periodo: per i costumisti a Piero Tosi, per i direttori della fotografia a Giuseppe Rotunno, per i musicisti a Ennio Morricone, per i produttori a Dino De Laurentiis, per i registi a Francesco Rosi, per gli sceneggiatori a Suso Cecchi D’Amico, per gli scenografi a Mario Garbuglia e per gli attori, proprio a Gina Lollobrigida.
Spettacolare celebrità internazionale, con tanto di copertine su “Time” e “Life”, Gina riesce ancora ad imporsi in opere di una certa risonanza: Trapezio di Carol Reed accanto a Burt Lancaster e Tony Curtis, Notre Dame de Paris (1956) dove interpreta una splendida e sensuale Esmeralda, accanto ad Anthony Quinn come Quasimodo, Salomone e la regina di Saba (1959) di King Vidor, con Yul Brynner (che sostituì Tyrone Power morto durante le riprese), Torna a settembre con Rock Hudson per cui vince un Golden Globe, Venere imperiale di Jean Delannoy (1962) sulla vita di Paolina Borghese, che le fa aggiudicare un David di Donatello e un Nastro d’Argento, e tanti altri successi.
Tra i film che rifiutò, a volte all’ultimo momento: La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni, Jovanka e le altre e Lady L. Fu sostituita rispettivamente da Lucia Bosè, Silvana Mangano e Sophia Loren.
Abile creatrice e amministratrice della propria immagine, la Lollo, per almeno 20 anni, è stata il simbolo della bellezza italiana nel mondo, ed una delle pochissime attrici italiane che ha mantenuto nel tempo un grande successo internazionale.
Nel 1972 fu una sontuosa Fata Turchina nel Pinocchio televisivo di Luigi Comencini, ma da quell’anno iniziò a diradare le apparizioni per dedicarsi con successo alla fotografia, pubblicando alcuni libri di reportage, e alla scultura, partecipando a esposizioni in tutto il mondo.
Nel 1988 è nel cast del serial americano Falcon Crest: a 60 anni, ancora splendida e inguainata di rosso, balla la tarantella. Dell’anno successivo è il remake televisivo de La romana, diretto da Giuseppe Patroni Griffi, trasmesso da Canale 5.
Su iniziativa del Presidente della Repubblica, il 27 aprile 1987 fu insignita Grande Ufficiale Ordine al Merito, della Repubblica Italiana.
L’articolo è stato redatto grazie alle notizie rilasciate da Wikipedia e Rai Fiction.